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Attualità

Alexei Navalny, principale oppositore di Putin, è morto in carcere: cosa è accaduto

L’attivista russo, Alexei Navalny, ritenuto il più importante oppositore di Putin, è morto in carcere: il 47enne era detenuto a circa 40 miglia a nord del Circolo Polare Artico.

Il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny è morto in carcere: lo hanno affermato fonti del sistema penitenziario russo e la notizia è ripresa dai principali network internazionali in questi minuti. La morte del blogger politico sarà ritenuta probabilmente responsabilità diretta di Vladimir Putin. Navalny, 47 anni, era detenuto in una prigione a circa 40 miglia a nord del Circolo Polare Artico.

Qui era stato condannato infatti  a 19 anni sotto un “regime speciale” e pare che fosse stato trasferito da un altro carcere a inizio dicembre, dopo una condanna a 30 anni per le accuse di essere un estremista politico. Era evidente a tutti che fino a quando Putin fosse rimasto in vita, per lui non sarebbe mai arrivata la scarcerazione: il decesso però è una doccia fredda per tutti.

Chi era Alexei Navalny e perché si opponeva a Putin: il blogger è morto dopo oltre 10 anni di battaglie

Alexei Navalny in una diretta (Spraynews.it)

Ex politico di matrice nazionalista proprio come Putin, Navalny ha contribuito a fomentare le proteste del 2011-2012 in Russia portando avanti in particolare una campagna contro le frodi elettorali e la corruzione di membri del governo, nello specifico una serie di politici della cerchia ristretta di Putin. Era diventato così uno dei blogger più importanti al mondo, con video visti da milioni e milioni di persone di tutto il pianeta.

Il culmine della sua carriera politica è arrivato nel 2013: prese il 27% dei voti alle elezioni per il sindaco di Mosca, risultato che dimostrò come potessero scricchiolare le politiche e il potere di Vladimir Putin in Russia. Da allora, è stato letteralmente una spina nel fianco del Cremlino, con una serie di inchieste che mostrarono come lo stesso Putin e l’ex presidente Dmitry Medvedev avessero a disposizione ville, yacht e anche prostitute.

Nel 2020, Navalny sarebbe entrato in coma dopo un sospetto avvelenamento che avrebbe come responsabili i servizi di intelligence e sicurezza del Paese. Venne portato d’urgenza in Germania, dove venne curato e riuscì a sopravvivere, quindi è tornato in Russia nel gennaio 2021, dove è stato arrestato con l’accusa di violazione della libertà condizionale. Da allora, ha dovuto subire una serie di processi, con condanne per oltre trent’anni di carcere.

Gabriele Mastroleo

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