Presentato il rapporto 2023 dello Svimez: il pil del Mezzogiorno tiene il passo col resto del Paese
Malgrado un Mezzogiorno in ripresa e al passo col resto del Paese, non si arresta la fuga di cervelli. Un esercito di 460mila laureati ha abbandonato tra il 2001 e il 2021 il sud in cerca di migliori opportunità al Nord. Lo certifica il nuovo rapporto Svimez (Società per lo sviluppo del Mezzogiorno) presentato oggi a Roma insieme a Raffaele Fitto, ministro degli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.
L’istituto stima una crescita del Pil italiano del +1,1% nel 2023, con un aumento nel Mezzogiorno dello 0,9%, di soli tre decimi di punto percentuale in meno rispetto al Centro-Nord (+1,2%). Dovrebbe confermarsi dunque la capacità dell’economia meridionale di stare al passo con il resto della penisola. Previsioni peraltro basate sull’ipotesi di un utilizzo parziale delle risorse del Pnrr. La piena attuazione del piano invece, prevede Svimez, darebbe un’ulteriore spinta alla crescita, soprattutto al Sud.
La fuga dei cervelli
Se l’economia del Mezzogiorno “ha tenuto botta”, l’emorragia di giovani istruiti ha assunto dimensioni preoccupanti. Tra il 2001 e il 2021 quasi mezzo milione di laureati ha lasciato il Mezzogiorno, con una perdita netta di circa 300mila laureati nell’area. In vent’anni, la quota di emigrati meridionali con elevate competenze si è più che triplicata, passando da circa il 9 a oltre il 34%.
Stipendi, al Sud sotto i 9 euro per un lavoratore su 4
Sul fronte stipendi del resto il quadro non cambia. In base alle stime elaborate da Svimez, sono circa 3 milioni i lavoratori al di sotto dei 9 euro in Italia, pari al 17,2% del totale degli occupati dipendenti (esclusa la Pubblica amministrazione): circa 1 milione nel Mezzogiorno (pari al 25,1%) e circa 2 milioni nelle regioni del Centro-Nord (15,9%).
Proprio questa mattina alla Camera, in Commissione Lavoro, è iniziato l’esame della proposta di legge sul salario minimo, messa a punto da tutte le opposizioni (a eccezione di Italia Viva) ma avversata dalla maggioranza, che prevede l’introduzione di una soglia minima di retribuzione di 9 euro lordi l’ora.
La stretta della Bce peserà di più al Sud
Guardando all’Europa, secondo lo Svimez un’ulteriore stretta monetaria della Banca centrale europea avrebbe effetti recessivi più intensi al Sud, contribuendo a ampliare la forbice nei tassi di crescita tra le due aree di due decimi di punto di Pil.
Nel complesso dati del rapporto “lasciano intendere grandi potenzialità e rischi per il Mezzogiorno, luci e ombre. Le potenzialità vanno accompagnate e i rischi evitati anche con interventi di riprogrammazione che stiamo portando avanti”, ha commentato il ministro Fitto.