Esisterà davvero un bonus per i genitori con i figli a carico di 6000 euro? Ecco ciò che si deve sapere per evitare fraintendimenti.
In questi giorni di continuo lavoro da parte del Governo sulla bozza della manovra finanziaria per il 2024, continuano a crescere le domande sulle novità che si stanno apportando ai bonus. Si è parlato nello specifico di un bonus fino a 6000 euro per i genitori con i figli ancora a carico (3mila a testa se sono entrambi lavoratori). Come è possibile che sia stato proposto un bonus con una somma così alta? Perché bisogna fare attenzione alle cattive informazioni del web: viene chiamato bonus ma non lo è, e non è neanche molto facile riceverlo.
Come spiega la pagina Instagram @eticaemente, non si tratta di un bonus ma di un innalzamento del limite di esenzione dei fringe benefit, beni e servizi che vengono erogati dal datore di lavoro al lavoratore in aggiunta alla retribuzione e sono completamente defiscalizzati, in sostanza né il lavoratore, né il datore di lavoro paga le tasse sopra la somma di denaro donata al lavoratore che rispetta i limiti prestabiliti.
Il bonus 6000 euro è un fringe benefit e vale solo per i dipendenti genitori: dov’è allora la fregatura?
Non è quindi un bonus, perché non viene erogato dallo Stato, quest’ultimo evita solamente di guadagnarci sulle tasse. Per l’anno d’imposta 2023, i limiti sono stati aumentati a 3000 euro ma attenzione, si tratta di un fringe benefit che riguarda solo coloro che hanno figli a carico, quindi si rivolge a genitori e non a tutti i lavoratori dipendenti, nonostante lavorino per la stessa azienda: quest’ultima potrà dare le cifre detassate solo a coloro che possono dimostrare con i documenti di avere ancora figli a carico.
La novità sta nel fatto che nei fringe benefit possono rientrare anche le spese che riguardano la casa, come per esempio le bollette: con bolletta alla mano, il lavoratore potrà farsi rimborsare i soldi spesi direttamente in busta paga (ovviamente sempre considerando i limiti massimi della somma detassata cedibile). Non servirà far domanda perché appunto non trattandosi di un bonus, non esiste neanche una procedura ufficiale, basterà richiedere anche in maniera informale al proprio datore di lavoro di poter ricevere il bonus: starà poi al datore stesso decidere se voler tirar fuori dai conti dell’azienda quelle somme o no, non sarà obbligato a erogarle.
La fregatura, in questo senso, sta proprio nel fatto che non essendo un bonus non si può avere la certezza di ottenerlo, ed è anche facile pensare che nella maggior parte dei casi le aziende private rimangono restie a cedere somme così alte, nonostante non ci sia il pagamento di tasse.