Nei genitori aumenta sempre di più la preoccupazione: sembra infatti che nei bambini a rischio autismo ci sia una specifica motivazione, scopriamola
Quando parliamo dello spettro autistico, facciamo riferimento a una condizione che interessa proprio lo sviluppo dei soggetti interessati sin dall’età infantile e che soprattutto viene considerata permanente, nonostante i differenti stadi di gravità che possono più o meno (in base al caso) garantire una buona condizione di vita.
Negli ultimi tempi l’attenzione nei confronti di questa condizione sta aumentando sempre di più, soprattutto nella ricerca di possibili cause certe da poter così prevenire. Ed è proprio per questo che oggi siamo qui. Pare, infatti, che una ricerca recente abbia evidenziato l’assunzione di un farmaco nei genitori come un possibile fattore di rischio nell’insorgenza dell’autismo nei bambini.
A riportare la notizia, e mettere in allarme tantissimi genitori, è stato uno studio piuttosto recente e condotto nello specifico in ben tre paesi del Nord Europa. Secondo quanto evidenziato da questa ricerca, infatti, sembra proprio che ci siano alcuni fattori che possono aumentare il rischio o l’insorgenza del rischio di autismo nei bambini, ovvero di andare incontro allo sviluppo di disturbo del neurosviluppo in bambini che vanno dai 0 agli 11 anni. Nello specifico, a essere interessati da questo studio sono tutti quei bambini i cui genitori sono stati tratti con valproato in monoterapia nei tre mesi immediatamente precedenti alla terapia, rispetto invece a quelli trattati con lamotrigina o levetiracetam.
Attenzione però, è importante fare un passo indietro. Come già detto, infatti, si tratta di uno studio recente e che ha incontrato purtroppo numerosi limiti nel corso delle sue indagini. Proprio per questo motivo, nonostante le risposte portare a dimostrazione della tesi, almeno per il momento le teorie portate avanti da questa ricerca possono essere considerate valide e possibili, ma non una vera e propria certezza a cui affidarsi per il futuro. In ogni caso, proprio per ovviare possibili complicazioni, si consiglia ai pazienti di sesso maschile di fare attenzione a questo tipo di trattamento, e che soprattutto il decorso avvenga con il controllo di uno specialista esperto nel trattamento dell’epilessia o del disturbo bipolare.
Inoltre, è sempre più consigliato avvertire i soggetti interessati ai rischi a cui vanno incontro nel momento in cui iniziano questo tipo di terapia, e proprio per questo motivo dissuaderli dal cominciare qualsiasi tipo di gravidanza insieme alla propria partner. Nonostante, dunque, non si tratti di un qualcosa considerabile certo da un punto di vista medico, questa ricerca potrebbe aprire tanti nuovi scenari e possibilità da prendere in considerazione e soprattutto da non escludere per la tutela di genitori, famiglie e soprattutto dei bambini.
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