Il film Barbie sta facendo parlare tutto il mondo. Non sono, però, mancate le critiche, in questo caso rivolte a Ryan Gosling. Il motivo? Per qualcuno è troppo “vecchio” per poter interpretare Ken.
Barbie, film appena uscito nelle sale italiane, è già un fenomeno mondiale. L’opera di Greta Gerwig, primo adattamento cinematografico live action della celebre serie di fashion doll della Mattel, sta facendo parecchio parlare di sé. Merito, in questo caso, anche di un’imponente campagna pubblicitaria, ma anche del coinvolgimento di grandi attori. I protagonisti della pellicola, Barbie e Ken, sono interpretati da Margot Robbie e Ryan Gosling. E proprio Gosling è finito nel mirino dei social, coperto dalle critiche, tanto che in suo soccorso è arrivata la stessa Robbie. Ma cosa viene criticato all’attore canadese?
Nel film, come dicevamo, da un lato c’è Margot Robbie, classe 1990. Dall’altra, Ryan Gosling, nato, invece, nel 1980. Proprio l’età ha scatenato le critiche sui social, tanto da dare vita a un hashtag apposito: #NotMyKen. I 43 anni dell’attore sono, infatti, considerati da alcuni troppi per interpretare il ruolo di Ken. A loro dire la regista avrebbe dovuto scegliere un attore più giovane e, quindi, più adatto al personaggio. Gosling, nonostante la campagna denigratoria di cui è stato oggetto, ha preferito non cavalcare l’onda e non commentare l’accaduto. Si è limitato a rispondendere alle domande dei cronisti con un semplice e ironico: “Not my Ken”.
Se Gosling ha preferito sorvolare, lo stesso non si può dire per la collega Margot Robbie, che ha, invece, commentato la questione in maniera più approfondita. “Barbie e Ken sono tecnicamente due sessantenni. Quindi, chissenefrega! La prima cosa che ho pensato quando ho sentito la polemica è stato Grease. Là si presuppone che i protagonisti siano dei liceali, ma non c’è stata una volta nel corso delle 150 volte che l’ho guardato che mi sono rovinata il film pensando ‘chissà quanti anni hanno nella realtà gli attori’. Per quel film hanno scelto le persone più carismatiche“. Parole difficilmente attaccabili, che dimostrano tutta la fragilità delle critiche avanzate nei confronti dell’attore canadese.
Al di là di questo piccolo incidente di percorso, l’arrivo nelle sale cinematografiche di Barbie sembra procedere senza intoppi. Anzi, la critica negli Stati Uniti, pur con pareri discordanti, è stata in generale molto positiva nei confronti del film. Secondo i critici più entusiasti si tratta di un film femminista, ironico e intelligente, in grado di superare i timori che si trattasse solo di una gigantesca operazione di marketing. “Barbie è uno dei film mainstream più fantasiosi, immacolati e sorprendenti della memoria recente – scrive su The Independent Clarisse Loughrey – sebbene sia impossibile per qualsiasi film in studio essere veramente sovversivo, specialmente da quando la cultura del consumo ha preso piede nell’idea che l’autocoscienza fa bene agli affari, Barbie riesce a farla franca molto più di quanto si pensasse fosse possibile“.
Certo, qualche voce fuori dal coro non manca. Dopo una campagna di promozione così vasta e, per certi versi, invadente, non è mancato chi, il New York Post, ha sottolineato come “la confezione di Barbie è molto più divertente del noioso giocattolo all’interno della scatola“.
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