La busta paga di alcuni lavoratori, in realtà di molti più di quelli che si potrebbe pensare, rischia di essere molto più leggera a causa di un corto circuito e ad una serie di calcoli fin troppo stringenti.
Per tanti nuclei familiari, la busta paga che viene accreditata sul conto corrente di chi lavora è un vero e proprio punto di riferimento da cui non si può prescindere e, ogni variazione in positivo e negativo, ha un suo effetto sulla vita di tutti i giorni.
Tra le novità più recenti ci sono quelle che riguardano gli sgravi contributivi. Si tratta di un alleggerimento del peso delle tasse sullo stipendio, il che si traduce a sua volta in un leggero aumento di quanto viene percepito. Leggero sul breve periodo, ma che ovviamente calcolando sui 12 mesi dell’anno di lavoro può risultare più sostanzioso e portare un po’ di respiro alle famiglie, soprattutto in questa situazione così particolare con i prezzi alle stelle che non accennano a diminuire. Ma in alcuni casi proprio i calcoli degli sgravi contributivi potrebbero non essere così favorevoli.
Quando la busta paga rischia di andare in tilt
Come già accennato, tra le mosse più recenti del Governo c’è quella di andare a lavorare sulle buste paga. Il famoso taglio del cuneo fiscale. Nella legge di Bilancio si trova un aumento della percentuale dello sgravio rispetto a quanto già fatto dal governo precedente guidato da Mario Draghi, portando nei fatti le percentuali al 6% in alcuni casi è al 7% in altri casi. Anche nel 2024 si prevede questo taglio delle tasse. Vale la pena innanzitutto notare, però, che il taglio del cuneo fiscale per il 2024 non vale per la tredicesima (che comunque non viene conteggiata per il calcolo del reddito medio) e che le percentuali del 6% e del 7% varranno solo per il 2024.
Ma oltre a queste informazioni, c’è anche da tenere presente che gli sgravi funzionano entro limiti molto precisi di reddito mensile e che, nel caso si riceva un aumento di stipendio perché per esempio si è saliti di livello all’interno della propria azienda, c’è il rischio di perdere completamente quella percentuale di riduzione, andando così a ricevere nuovamente uno stipendio più basso. Si tratta purtroppo di una situazione paradossale ma che va tenuta nel debito conto.
Non è stata infatti inserita nessuna percentuale di ammortizzamento: se si supera l’importo lordo di 1923 euro si perde la riduzione della aliquota contributiva al 7% mentre superando la soglia dei 2692 euro lordi mensili si torna a pagare le tasse per intero. Un altro problema che si genera è quello relativo a chi percepisce la quattordicesima. Perché se la tredicesima non viene calcolata per avere la media del reddito mensile, la quattordicesima invece rientra. Ciò significa che potrebbero essere moltissimi i lavoratori a non godere dei fatti dello sgravio contributivo in busta paga.