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Sport

Bungee jumping, storia di uno sport più antico di quel che si pensa

Scopriamo insieme qual è la storia del bungee jumping, disciplina estremamente adrenalinica della quale si parla spesso, ma del cui passato di conosce generalmente poco. La sua origine è più antica di quello che si potrebbe pensare

 

Un salto nel vuoto capace di dare una scossa di adrenalina al proprio corpo e di generare un mix di paura ed esaltazione che poche altre attività sanno regalare.

Il bungee jumping è sicuramente uno degli sport estremi più singolari.

Lanciarsi da un ponte, da una diga o da una piattaforma posta a una certa altezza non è di sicuro un’azione che si compie tutti i giorni, per di più legati a una corda elastica grazie alla quale poi rimbalzare letteralmente nel vuoto.

Una disciplina per cuori forti e menti anche un po’ folli o, quando meno, amanti delle emozioni più intense.

Scopriamo insieme la storia di uno sport le cui origini sono decisamente più antiche di ciò che solitamente si potrebbe pensare.

Le origini del bungee jumping

Il bungee jumping è una disciplina le cui vere origini possono essere ritrovate al largo dell’Oceano Pacifico, nei pressi delle isole Nuove Ebridi.

Facenti parte oggigiorno della Repubblica di Vanuatu, è qui che questo salto nel vuoto ha iniziato a svilupparsi come un vero e proprio rito di iniziazione (il Gkol o Naghol, ndr), il cui scopo era quello di segnare il passaggio dei giovani dall’età dell’adolescenza a quella adulta.

Immagine | Pexels @DmitriiEremin – Spraynews.it

A praticarlo erano le tribù del luogo, le quali esigevano che un ragazzo dimostrasse tutto il proprio coraggio in questa maniera, ovvero lanciandosi da alte torri costruite con delle canne di bambù.

Prima di farlo, alle caviglie venivano legate delle liane preparate appositamente per l’occasione, le quali nei giorni moderni sono state sostituite dai famosi elastici.

Il Gkol (o Naghol, ndr) può quindi essere considerato l’antesignano del bungee jumping, con il rito di iniziazione che oggi si ripete praticamente ogni anno tutti i sabati di aprile e maggio, ovvero nel periodo che contraddistingue la raccolta dell’igname, il tubero che rappresenta la principale risorsa alimentare per l’isola (una sorta di patata dolce, ndr).

La prova di coraggio avrebbe, infatti, anche lo scopo di ingraziarsi la sorte in vista del raccolto, con le tribù locali che, allo spuntare dei primi germogli dell’igname, iniziano a costruire una torre alta trenta metri, con tronchi, rami e liane (più trampolini vengono poi posti a varie altezze, ndr).

Si tratta di un’attività che tiene impegnato il villaggio per circa un mese e che anticipa il culmine della cerimonia: i lanci dalla torre.

Essi vengono accompagnati da canti e danze e possono essere effettuati solamente dagli uomini locali, con l’obiettivo che è quello di cercare di sfiorare il terreno con la propria testa.

Più alto sarà il salto, infatti, più prospero sarà il raccolto.

Recentemente questo vero e proprio spettacolo è stato aperto anche al pubblico, consentendo alle tribù di guadagnare anche qualche introito, sebbene la sua pratica resti proibita sia agli stranieri che alle donne.

Una storia tutto sommato curiosa, visto che leggenda narra che a ispirare il gesto fu proprio una donna infedele, Tamalié, la quale, per scappare al marito, iniziò a fuggire e si legò poi una liana alle caviglie, prima di lanciarsi dall’albero più alto dell’isola.

Nel tentativo di seguirla, il marito compì lo stesso gesto, dimenticandosi però di legarsi a una fune e schiantandosi così al suolo.

Da allora, si pensa che gli uomini abbiano imparato la lezione, mentre alle donne è stato affidato il compito di accompagnarli con preghiere e canti, dall’alto della loro grande consapevolezza.

Il “salto nel vuoto” più popolare al Mondo

I primi salti nel Mondo accostabili alla disciplina del bungee jumping risalgono agli inizi del 1970, quando la maggior parte di essi era considerata, però, ancora illegale.

La fune era realizzata in caucciù, con i primi elastici creati appositamente per lanciarsi nel vuoto che vennero prodotti solamente a partire dal 1993.

Immagine | Pexels @JanvanderWolf – Spraynews.it

Un processo lento, ma che ha portato a una sempre maggiore sicurezza nella pratica di questa attività sportiva, la quale oggi può vantare standard di sicurezza notevoli.

Oggi esiste addirittura un certificato, il SISE (standard italiano salto con elastico, ndr), che assicura il grado di sicurezza delle strutture dalle quali ci si può tuffare in Italia.

Per quanto riguarda lo sviluppo delle attrezzature da utilizzare, molto è stato fatto dal Dangerous Sports Club dell’Università di Oxford, i cui membri negli anni Settanta del Novecento si misero al lavoro per trovare una valida alternativa alla liana e definire i criteri di affidabilità utili alla realizzazione di un’attrezzatura adatta al salto.

A rendere, invece, mediaticamente famoso il bungee jumping fu il tuffo di Alan John Hackett, il quale nel 1987 si lanciò dalla Tour Eiffel di Parigi, restando appeso a testa in giù tra la curiosità dei turisti presenti in città.

Un gesto eclatante e che rese popolare uno sport fino a quel momento non ancora particolarmente diffuso.

Una notorietà che, invece, oggigiorno il bungee jumping possiede, tanto da riuscire ad attrarre migliaia di praticanti.

Solitamente la fune utilizzata viene certificata per 1.000 lanci, ma molte strutture decidono di sostituirla dopo solo 200 lanci, così da rendere l’esperienza ancora più sicura.

L’elastico può estendersi del 650% e, in accoppiata alla fune, viene utilizzata anche una corda di sicurezza, fondamentale nel caso di una rottura improvvisa dell’elastico.

Si tratta di una corta di tipo alpinistico e che viene fissata al corpo del saltatore per mezzo di un imbrago collegato al suo bacino e al suo torace.

Prima di lanciarsi, nel bungee jumping è fondamentale stabilire il peso del saltatore, alle cui caviglie vengono poste delle apposite cavigliere, collegate a un elastico. Al petto viene posta, come detto, la corda di sicurezza.

Una volta imbragati, il passo successivo è tuffarsi. Il lancio deve essere eseguito con la testa rivolta verso la direzione di caduta e le braccia aperte.

L’elastico entrerà poi in tensione, strattonando il corpo e rallentando la caduta. Si sarà così passeggeri di una serie di rimbalzi nel vuoto, alla quale seguirà una fase di penzolamento (qui può essere utile aiutarsi con i nodi presenti sulla corda di sicurezza per alzare il proprio corpo e non restare a testa in giù, facendo confluire troppo sangue al cervello, ndr).

Seguirà la fase in cui si viene calati fino a terra, dove del personale specializzato avrà il compito di slegare il saltatore dall’imbragatura.

È così che si compie uno dei salti nel vuoto più adrenalinici che si possano provare.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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