Da gennaio hanno preso il via i versamenti per gli aventi diritto all’Assegno di inclusione: dove ritirare la carta con i soldi?
Quando il governo Meloni ha iniziato il proprio mandato una cosa è stata resa ben chiara: il Reddito di Cittadinanza sarebbe stato sospeso a fine 2023 e, al suo posto, sarebbe stata introdotta una nuova misura a supporto dei cittadini. Tale misura prende il nome di Assegno di Inclusione ed è dedicata ad alcune categorie sociali ben precise, ad esempio pensionati, disabili o nuclei familiari con redditi bassi.
Le domande per l’ADI si sono aperte verso la fine del mese di dicembre, mentre a gennaio hanno preso il via i versamenti sulla cosiddetta Carta di Inclusione. Similmente a quanto accadeva con il RdC, infatti, i soldi sono versati ogni mese su una carta di Poste Italiane. La stessa carta si potrà ritirare negli uffici postali, ma bisognerà seguire alcune modalità che vi esponiamo qui di seguito.
Innanzitutto bisognerà aver ricevuto la conferma che la domanda per l’Assegno di Inclusione è stata accolta. L’INPS sta infatti comunicando a tutti i richiedenti l’esito (positivo o meno) della propria domanda e anche alcune informazioni relative al ritiro della carta. Recandosi in un ufficio postale della propria provincia muniti di documenti di identità e codice fiscale, infatti, si potrà ritirare la propria Carta di Inclusione.
Il ritiro dovrà avvenire da parte del beneficiario, senza possibilità di delega, fatti salvi alcuni casi specifici. L’utilizzo della carta dovrà seguire modalità simili a quelle applicate per il vecchio RdC. Sarà infatti permesso un ritiro di contanti di massimo 100 euro, da moltiplicare per la propria scala di equivalenza. Inoltre non saranno permessi pagamenti online e il contributo potrà essere usato solo per spese di un certo tipo.
Tali limiti sono pensati per evitare speculazioni sul contributo statale. Per accedere all’ADI (e di conseguenza alla Carta di Inclusione) bisogna infatti rientrare in determinati requisiti. In particolare il limite di reddito per il nucleo familiare è imposto a 6mila euro l’anno, da moltiplicare per la scala di equivalenza. Chi è titolare di un contratto di locazione, inoltre, potrà ricevere un contributo per l’affitto fino a un massimo di 3.600 euro l’anno. Anche questa cifra può subire alcune modifiche in base alla propria scala di equivalenza.
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