ChatGPT nell’occhio del ciclone: l’Intelligenza Artificiale creata da OpenAI è oggetto di una controversa in California per aver “rubato” moltissime parole protette da copyright
Si torna a parlare del tanto discusso ChatGPT, l’Intelligenza Artificiale creata da OpenAI che da mesi imperversa catturando l’attenzione di curiosi, esperti, appassionati e detrattori. Questa volta fa notizia il fatto che si trovi al centro di un’accesa controversia in California. Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’azienda è stata accusata di aver utilizzato oltre 300 miliardi di parole provenienti da materiale coperto da copyright per perfezionare la propria tecnologia. Questi sono i dettagli dell’accusa e le possibili implicazioni collegate, che potrebbero creare un precedente importante nel mondo delle AI (oggi disponibili al pubblico in tantissime versioni).
La notizia non poteva che mandare in subbuglio il settore tecnologico e giuridico, sollevando importanti questioni riguardo alla privacy e alla proprietà intellettuale. Le accuse, contenute in un documento di 157 pagine depositato presso la corte federale di San Francisco, riguardano infatti danni potenziali per 3 miliardi di dollari. I querelanti affermano che OpenAI abbia adottato un approccio non etico, definendolo “furto”, anziché seguire i protocolli consolidati per l’acquisizione e l’uso di informazioni personali. Secondo l’accusa, l’azienda avrebbe condotto un’operazione illecita di web scraping.
Ovvero, ha sfruttato una tecnica utilizzata per estrarre dati da siti web in modo automatizzato e consiste nel programmare un software o un bot per navigare in pagine web, analizzare il loro contenuto e raccogliere le informazioni desiderate. Questi dati possono essere estratti da testi, immagini, tabelle o altri elementi presenti sul sito. Così facendo, però, OpenAI con ChatGPT avrebbe violato i termini di servizio, la privacy e le leggi statali e federali sulla privacy e sulla proprietà intellettuale. Tra le leggi citate nel documento vi è il Computer Fraud and Abuse Act, una legge federale contro la pirateria informatica. Anche Microsoft, che ha in programma di investire 13 miliardi di dollari in OpenAI, è stata citata in giudizio come imputata.
Oltre alle violazioni già discusse, OpenAI affronta diverse altre accuse gravi, tra cui invasione della privacy, furto, arricchimento illecito e violazione dell’Electronic Communications Privacy Act. Queste accuse pongono l’azienda di fronte a possibili conseguenze legali significative, che potrebbero comportare pesanti sanzioni finanziarie e danni reputazionali. Un caso che solleva importanti questioni riguardo all’etica e alla legalità delle pratiche di raccolta dati nel campo dell’Intelligenza Artificiale.
Mentre l’elaborazione di grandi quantità di testo è fondamentale per il miglioramento dei modelli di Intelligenza Artificiale, resta fondamentale il rispetto dei diritti di copyright e delle normative sulla privacy. Questo caso contro OpenAI sottolinea come anche per l’AI ci sia la necessità di adottare protocolli chiari e trasparenti per garantire l’acquisizione legale e l’utilizzo etico delle informazioni. OpenAI, al momento, non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale in risposta alle accuse, ma si attendono aggiornamenti a breve.
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