“Immaginate di poter ‘chiacchierare’ virtualmente con un amico o un parente defunto: un regalo per la persona in lutto o un incubo distopico diventato realtà?”
“Passare a miglior vita“, come si sul dire, potrebbe assumere tra qualche anno un nuovo significato a cui non avevamo ancora pensato: ovvero “passare a vita digitale“, ma cosa vorrebbe dire davvero questa frase? Da qualche tempo si sta riflettendo sulla possibilità di utilizzare l‘intelligenza artificiale per rendere possibile la clonazione dei defunti. La clonazione digitale esiste già e lo abbiamo visto con alcune riproduzioni audio e visive di personaggi famosi scomparsi anni fa che sono tornati a cantare e ad apparire in video. Addirittura è successo anche con personaggi immaginari come Darth Vader, a cui si è cercato di dare una voce reale. I ricercatori hanno pensato che chi appoggia questa possibilità dovrebbe aggiungere una clausola sulla resurrezione digitale nel proprio testamento.
Estendere la propria presenza oltre la morte fisica è possibile?
“Clonazione digitale” potrebbe voler dire: dare la possibilità a chi perde un proprio caro, di continuare ad averlo “vicino”, e a chi muore di “estendere la propria presenza oltre la morte fisica“, come si legge nello studio ufficiale. Project December, ad esempio, offre un servizio a pagamento che permette di conversare con chatbot di persone decedute, grazie alla raccolta e all’utilizzo di dati lasciati dal defunto e a contenuti personali usati esclusivamente previa autorizzazione dello stesso o dei parenti.
“Immaginate di poter ‘chiacchierare’ virtualmente con un amico o un parente defunto: un regalo per la persona in lutto o un incubo distopico diventato realtà? Con la recente accelerazione nello sviluppo della tecnologia di intelligenza artificiale (AI) come ChatGPT , l’idea di una ‘resurrezione digitale‘ non è più solo la musa ispiratrice degli scrittori di fantascienza. Ma le persone sono pronte per questo nuovo mondo coraggioso?“, si legge nel sito di IFLScience.
Clonazione digitale: il sondaggio
La morte, grazie al regno digitale, potrebbe non più significare una completa cessazione del vivere. L’avanzare dell’intelligenza artificiale apre nuove possibilità che alcuni studiosi hanno già tentato di approfondire. Il sondaggio condotto dal Dr. Masaki Iwasaki, della Seoul National University School of Law, spiega alcuni dettagli ed espone punti positivi e criticità della clonazione digitale.
A 222 adulti statunitensi di diverse età, livelli di istruzione e background socioeconomici, è stato presentato uno scenario in cui i familiari di una donna deceduta in un incidente stradale decidevano di affidarsi all’uso dell’intelligenza artificiale per ricrearla come un androide digitale. Successivamente è stato chiesto ai partecipanti cosa pensassero a riguardo: il 97% dei partecipanti ha ritenuto la scelta inappropriata pensando che la persona clonata potesse non essere d’accordo, mentre il 58% era d’accordo sapendo che la persona aveva espresso il proprio consenso in vita. Infine, il 59% degli intervistati era contrario all’idea di essere clonato digitalmente dopo la morte.
“Ciò evidenzia il ruolo cruciale dei desideri del defunto nel plasmare l’opinione pubblica sulla resurrezione digitale”, ha affermato il dottor Iwasaki in una nota . “Mentre la volontà del defunto è importante nel determinare l’accettabilità sociale della resurrezione digitale, sono significativi anche altri fattori come le preoccupazioni etiche sulla vita e sulla morte, insieme all’apprensione generale nei confronti delle nuove tecnologie”, prosegue il testo.
“La mia ricerca, basata su precedenti discussioni sul campo, sostiene che la regola di partecipazione che richiede il consenso del defunto per la resurrezione digitale potrebbe essere un modo per proteggere i suoi diritti“.
Lo studio completo è pubblicato sul sito degruyter.com.