Se dicessi che nel 2024 avrai la possibilità di andare prima in pensione sfruttando la pace contributiva? Ecco tutto quello che devi sapere.
Anche il prossimo anno alcuni per i lavoratori avranno la possibilità di andare in pensione prima evitando la legge Fornero. L’attuale riforma sulle pensioni, infatti, prevede che i collaboratori abbiano la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia al raggiungimento del 67esimo anno di età, dopo aver maturato 20 anni di versamenti contributivi obbligatori.
Tuttavia, nel corso degli ultimi anni sono stati messi a disposizione dei lavoratori delle misure di pensionamento anticipato, che prevedono il rispetto di determinati requisiti e condizioni. Così anche il prossimo anno sarà possibile accedere ad un pensionamento anticipato ricorrendo alla cosiddetta pace contributiva.
Andare in pensione prima con la pace contributiva
Nel 2024 sarà possibile andare in pensione prima sfruttando lo strumento della Pace contributiva. Si tratta di un meccanismo messo a disposizione dal governo, in favore di determinate categorie di lavoratori. In realtà questo strumento era già stato proposto nel 2019 con il famoso Decretone, che introdusse anche quota 100 e il reddito di cittadinanza.
La validità di quello decreto era fino al 2021, ma a quanto pare il prossimo anno sarà possibile di nuovo utilizzare la pace contributiva per colmare i buchi contributivi e accedere prima la pensione. Facciamo, quindi, riferimento a quei periodi di assenza dal lavoro, come ad esempio la disoccupazione o le interruzioni tra un’occupazione e l’altra.
Si tratta di periodi di durante i quali non avviene il versamento di contributi, che influiscono sul pensionamento. E che ha spinto al Governo di mettere a disposizione questo strumento, permettendo di recuperare fino a 5 anni di contributi, anche non consecutivi.
La base contributiva ha voluto dal governo Meloni sarà valida per il biennio 2024-2025 e permetterà ad alcuni lavoratori di ritirarsi prima. Questo strumento potrà essere utilizzato da tutti coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 31 dicembre 1995.
Nel calcolo dei cosiddetti buchi contributivi non saranno contemplati i periodi in cui si aveva un contratto di lavoro ma il proprio datore non ha versato i contributi. Allo stesso tempo anche i periodi di contribuzione figurativa come la maternità o la disoccupazione non potranno essere inclusi.
Per riscattare questi periodi il lavoratore deve pagare interamente il costo del recupero in base al reddito imponibile dei 12 mesi precedenti la richiesta. A questo valore andrà applicata la percentuale relativa alla gestione per cui si effettua il recupero.