Dopo una trattativa molto serrata, le parti sono arrivate all’accordo, firmando la bozza di contratto del comparto scuola, università e ricerca per il triennio 2019-2021. Un documento che introduce diverse novità per stipendi e non solo. Scopriamole insieme.
Dopo un confronto durato mesi e dopo una trattativa particolarmente serrata, è stata firmata la bozza di contratto del comparto scuola, università e ricerca per il triennio 2019-2021. Un documento che riguarda complessivamente 1.232.248 dipendenti, di cui 1.154.993 appartenenti ai settori scuola e Afam (inclusi gli 850mila insegnanti). Non solo, anche 77.255 lavoratori dei settori università ed enti di ricerca (esclusi i docenti). Il contratto introduce diverse novità, tra cui l’aumento degli stipendi per i professori. Vediamo cosa cambia nel dettaglio.
Grazie alle risorse allocate dal governo e finalizzate dall’Aran, il contratto prevede aumenti salariali medi mensili di 124,40 euro per i docenti. Un aumento che, di fatto, recepisce quanto già era stato deciso lo scorso anno. La novità vera coinvolge, invece, i compensi per il personale Ata, che salgono di 94 euro, e dei Dsga, i direttori amministrativi, che avranno un aumento di 190 euro. Aumenti garantiti da un’aggiunta di 72 milioni di euro messa sul tavolo dal Governo, con l’obiettivo di chiudere il contratto.
Anche per gli altri settori, sono stati implementati aumenti significativi. Un’altra novità di rilievo, estesa a tutti i settori, è l’introduzione e la regolamentazione del lavoro agile anche per questo comparto. Per ora è stata regolata l’attività non didattica a distanza dei docenti. Un passo in avanti non da poco se si considerano gli innumerevoli problemi che il comparto ha dovuto affrontare negli anni della pandemia con la Didattica a distanza.
Il contratto scuola appena firmato introduce poi un’altra novità. Viene, infatti, regolamentata l’attività di tutor e orientatori, due nuove figure volute dal ministero che ora vengono inquadrate come funzioni professionali.
Per il personale degli enti di ricerca è previsto un accordo integrativo. Verrà messa in atto una nuova trattativa per la definizione dell’ordinamento professionale e per risolvere la questione delle risorse aggiuntive per gli enti di ricerca non vigilati dal Ministero dell’Università e della Ricerca (Mur).
“Il nuovo contratto segna un importante passo avanti verso una sempre maggiore valorizzazione di tutto il personale della scuola, sia docenti sia Ata“, ha sottolineato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, a cui hanno fatto eco i sindacati, soddisfatti per la chiusura delle contrattazioni, a eccezione della Uil. “Il nodo politico sulla mobilità, la mancata valorizzazione del personale Ata, la precarizzazione del lavoro delle segreterie, l’assenza di riferimenti alle scuole italiane all’estero e la parte dedicata alle relazioni sindacali, che non convince“, ha attaccato Giuseppe D’Aprile, segretario del comparto scuola per la Uil.
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