I tentativi di fuga dal regime nordcoreano possono costare caro. Chi entra in Corea del Nord, come il soldato Travis King, rischia lunghi anni in carcere
Dal 1953, anno dell’armistizio che ha messo fine alla guerra di Corea, il 38esimo parallelo divide artificialmente la Penisola in due. Da una parte, a Sud, Seoul, dall’altra, a Nord, Pyongyang. A dispetto del nome, la cosiddetta “zona demilitarizzata” è il confine più fortificato del pianeta, tra mine antiuomo, recinzioni elettriche, filo spinato, telecamere di sorveglianza e guardie armate dei rispettivi eserciti all’erta 24 ore al giorno. Eppure non sono rari i tentativi di attraversare quella striscia di terra larga quattro chilometri e lunga 280 che taglia in due il Paese.
L’ultimo in ordine di tempo risale a pochi giorni fa. In questo caso però non si è trattato di un dissidente in fuga dal regime di Kim Jong-un. Piuttosto di un militare statunitense sconfinato in Corea del Nord. Una specie di diserzione “al contrario”. Travis King, soldato semplice del contingente Usa di stanza in Corea del Sud, avrebbe oltrepassato “volontariamente” la frontiera per poi essere arrestato da Pyongyang.
Espulso dalla Corea del Sud per motivi disciplinari, invece di salire a bordo dell’aereo che lo avrebbe riportato a casa, il militare si sarebbe unito a uno dei giri turistici organizzati nell’”Area di sicurezza congiunta”, una striscia lunga 800 metri all’interno della zona demilitarizzata gestita dalle Nazioni Unite, e da lì sarebbe entrato in Corea del Nord.
“Un membro del contingente statunitense ha attraversato volontariamente e senza autorizzazione la linea di demarcazione militare. Riteniamo che sia attualmente sotto la custodia della Corea del Nord e stiamo lavorando con le nostre controparti per risolvere questo incidente”, ha spiegato un portavoce delle forze armate statunitensi.
Mentre l’area è diventata un’attrazione per i milioni di turisti ogni anno, i tentativi di fuga dal regime di Pyongyang possono costare caro. Emblematico il caso del soldato nordcoreano che nel tentativo di attraversare il confine nel 2017 è stato ferito dagli spari dei suoi commilitoni, che cercavano di fermarlo, in violazione delle regole previste dell’armistizio del 1953.
Da quando è salito al potere nel 2011, il “leader supremo” ha rafforzato ulteriormente il confine con la Corea del Sud e con la Cina al fine di sigillare la frontiere e impedire le fughe di dissidenti e disertori. Sarebbero circa mille le persone che ogni anno riescono a mettersi alle spalle il regime repressivo di Kim Jong-un. La gran parte lo fa attraversando la Repubblica Popolare, col rischio di essere rispediti indietro.
Chiunque tenti, come il soldato americano, di entrare in Corea del Nord oltrepassando il 38esimo parallelo rischia invece lunghi anni di prigione in campi di lavoro.
I casi di diserzione di cittadini statunitensi o sudcoreani verso Nord sono molto rari, mentre si stima siano oltre 30mila i nordcoreani fuggiti in Corea del Sud dalla fine della guerra nel 1953 per sottrarsi all’oppressione politica e alle gravi difficoltà economiche in cui versa il Paese. Tra i casi più famosi di soldati che hanno disertato verso Nord, c’è quello di Charles Jenkins, che abbandonò il suo posto militare in Corea del Sud nel 1965.
Negli ultimi anni alcuni americani sono stati arrestati dopo essere entrati nel Paese dalla Cina. Condannati per spionaggio, sono stati rilasciati con la mediazione degli Stati Uniti.
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