Mari ed oceani sono pieni di relitti appartenenti alle più svariate epoche storiche. Ora ne è stato individuato uno che è diventato leggendario.
Dopo diversi decenni è stato ripescato un tesoro dalle gelide acque dell’Oceano Atlantico. Da nord a sud del globo terracqueo, questa vasta porzione del pianeta è stata solcata da tantissime imbarcazioni, a partire dall’epoca dei primi esploratori marini.
Dal XV secolo in poi sono migliorate le tecniche di navigazione, di tracciamento e di mappatura delle rotte. Ma ancora cento anni fa molto c’era ancora da vedere, e strumentazioni e mezzi non erano certo all’avanguardia come ai giorni nostri.
Fare una escursione nelle acque ghiacciate del Circolo Polare Artico non è uno scherzo, ma con tutta probabilità poteva risultare ben più pericoloso all’inizio del Novecento. Ed anche alla metà del secolo scorso.
Di certo deve averlo compreso bene, negli ultimi e terribili istanti della sua avventurosa vita, sir Ernest Shackleton, esploratore irlandese che si cimentò per l’ultima volta in un viaggio al largo della impervia costa di Terranova, nel freddissimo tratto oceanico del Mare del Labrador e che è compreso tra il Canada e la Groenlandia.
Emerge un tesoro dall’oceano, ma non si tratta di oro o simili
Sir Shackleton aveva partecipato già ad altre avventurose spedizioni sia al Polo Nord che al Polo Sud. Purtroppo morì nel corso del viaggio che lo avrebbe dovuto portare ad attraversare tutto l’Artide. Gli fu fatale un attacco cardiaco avvenuto il 5 gennaio del 1922. Il corpo di Shackleton fu mandato via mare in Georgia mentre la missione proseguì.
E la nave, dal nome “Quest”, rimase in funzione per diverso altro tempo, fino al suo affondamento avvenuto proprio nelle acque glaciali di Terranova, quarant’anni dopo. L’imbarcazione lunga 38 metri colò a picco nel 1962 e da allora giace a quasi quattrocento metri di profondità.
Degli esperti della Royal Canadian Geographical Society (RCGS) hanno individuato il relitto pochi giorni fa. E lo hanno trovato in posizione quasi verticale, senza più l’albero maestro ma con lo scafo che è parso quasi intatto.
Ci sono voluti diversi mesi di ricerche, alle quali hanno preso parte esperti non solo canadesi ma anche statunitensi, norvegesi e britannici. Tra l’altro parte attiva in tutto ciò l’ha svolta anche Alexandra Shackleton, che è la nipote di sir Ernest.
Il tesoro è proprio la Quest
Analizzando tutti i referti ed i diari stilati in occasione dei viaggi della Quest, è stato possibile trovare la nave inabissatasi più di sessant’anni fa. Ma l’intenzione non è quella di recuperarla: nelle prossime missioni semmai ci si limiterà a scattare delle foto ed a girare dei filmati in alta definizione.
La scoperta è importante perché la Quest è stata citata diverse volte nei viaggi esplorativi polari. È un po’ come trovare una Ferrari abbandonata in un garage che non veniva aperto da tempo.
Successivamente alla sua ultima spedizione del ’62, in cui sir Shackleton morì, questa imbarcazione venne adibita prima ad uso mercantile e poi fu adattata per praticare la caccia alla foca.
Nel mezzo venne impiegata in Australia durante la Seconda guerra mondiale sia per il trasporto di carbone che per neutralizzare mine sottomarine. Infine, nella sua ultima traversata atlantica infine affondò, con l’equipaggio che venne tratto tutto quanto in salvo.
In merito a storie di navi affondate, a chiunque nel mondo viene in mente il Titanic. Ma ce ne sono tante altre che sono finite tristemente sul fondo di mari ed oceani. Ad esempio in Italia si pensa subito alla Costa Concordia. Ed ora è stata inaugurata la nave da crociera più grande del mondo.