Il Covid, si sa, su diversi settori ha portato ritardi e stop prolungati. Sul lavoro, nella salute, a scuola… tanti sono stati i disagi causati dalla pandemia. Tra i settori più colpiti, però, c’è proprio quello sanitario che, con sotto la pressione del virus, è stato più volte sull’orlo di ‘andare fuori giri’, tra mancanza di personale e numeri incontrollabili.
Tuttavia, a tre anni dallo scoppio della pandemia, la Fondazione Gimbe riporta alcuni dati ‘positivi’. Nel 2022, infatti, quasi due prestazioni su tre fatte saltare dalla pandemia sono state recuperate. Il report, che evidenzia anche i finanziamenti utilizzati dalle Regioni, è stato stilato sulla base di alcune analisi fatte da Gimbe sui dati provenienti dal ministero della Salute, e contenuti nel Rapporto sul Coordinamento della Finanza Pubblica della Corte dei Conti.
“Delle 20,3 milioni di prestazioni arretrate nel 2022 complessivamente ne è stato recuperato il 65%, mentre il 35%, pari a 7 milioni, sono ‘saltate’. Inoltre nessuna Regione ha raggiunto per tutte le prestazioni le quote di recupero previste dai Piani operativi regionali (Por), varati per recuperare le prestazioni non erogate durante il periodo pandemico”, ha precisato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.
Nonostante questo, le performance non cambiano solo da Regione a Regione, ma anche all’interno delle stesse se si guardano differenti prestazioni. “Pur trattandosi di tipologie differenti di prestazioni che richiedono un diverso impegno organizzativo ed economico, questa “classifica” vede sul podio Toscana (99%), Provincia autonoma di Trento (95%) ed Emilia-Romagna (91%) e sul fondo Friuli-Venezia-Giulia (19%) Calabria (18%) e Campania (10%)”, ha spiegato Cartabellotta. “Il problema delle liste di attesa affligge da sempre il nostro Servizio sanitario nazionale, ma negli ultimi anni si è aggravato per l’enorme quantità di prestazioni non erogate durante la pandemia Covid-19”, ha concluso il presidente.
Secondo quanto diffuso dal ministero della Salute, rispetto al 2019 nel 2020 ci sono stati oltre 1,57 milioni di ricoveri programmati in meno. Numeri molto alti, che si evidenziano anche in altri contesti. Lato screening oncologici, infatti, ci sono stati 4,1 milioni di inviti e oltre 2,53 milioni di prestazioni in meno, mentre sono state oltre 112 milioni le prestazioni ambulatoriali a saltare. Tra queste troviamo le visite specialistiche, gli esami di laboratorio e strumentali.
Ma come è stato fronteggiato il problema? Per recuperare le prestazioni andate perse durante il Covid, il governo ha stanziato 500 milioni di euro come previsto dalla Legge di Bilancio 2022. Nello specifico, il ministero della Salute aveva individuato tre prestazioni sanitarie ben precise: ricoveri per interventi chirurgici programmati, inviti e prestazioni per le campagne di screening oncologici e prestazioni ambulatoriali.
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