Gerry Scotti sta cercando in tutti i modi di non percepire più il vitalizio per il suo trascorso politico, ma l’ impresa è più difficile di quello che sembra
La pensione parlamentare di Gerry Scotti risale ad un incarico degli anni Ottanta. Il celebre conduttore televisivo ha più volte manifestato la sua volontà di rinunciare a tale beneficio, ma ha anche affermato di non esserci riuscito. Lo ha chiesto a tre presidenti del consiglio fino ad oggi.
Scotti, con i suoi 66 anni e una carriera televisiva di lunga data, vuole liberarsi della pensione acquisita durante il suo mandato parlamentare di cinque anni con il Partito Socialista, svolto precisamente tra il 1987 e il 1992, periodo sufficiente per ottenere il vitalizio in questione.
Gerry Scotti non riesce a liberarsi dell’entrata mensile che gli spetta come ex parlamentare
Nonostante il suo sforzo nel cercare di annullare questa pensione, Gerry Scotti ha dovuto, per ora, fare affidamento su una soluzione alternativa. Ha infatti devoluto l’importo della pensione “alle famiglie dei caduti nell’adempimento del proprio lavoro“, un gesto encomiabile ma non privo di disagio per il conduttore che preferirebbe non trovarsi nella posizione di dover accettare tali fondi.
In passato, Scotti aveva proposto l’istituzione di uno strumento che consentisse a coloro che hanno ricoperto incarichi di Stato di rinunciare alla propria indennità attraverso una firma semplice. Recentemente, ospite di Rai Radio1 a Un Giorno da Pecora, ha ribadito la sua intenzione di chiedere a Giorgia Meloni, attuale premier, la possibilità di rinunciare a questa pensione. Il conduttore ha espresso il suo disappunto riguardo all’esperienza parlamentare vissuta: “Se nella mia carriera sento di aver ricevuto molto è perché ho dato molto, ma nella mia esperienza politica ho ricevuto poco perché ho dato poco”.
Rinunciare al vitalizio di fatto non è cosa semplice. Il conduttore si trova in una strada senza uscita perché ad oggi non c’è nessuna legge che faccia fare dietro front dal fondo. Attualmente infatti, i regolamenti vigenti non contemplano la possibilità per gli eletti di rinunciare alla percezione della pensione maturata, specialmente considerando il sistema contributivo in cui i fondi appartengono al parlamentare e sono depositati presso l’apposito fondo della camera di appartenenza. Ecco perché Fulco Lanchester, docente emerito di Diritto Costituzionale all’Università La Sapienza di Roma, su Gente ha dichiarato che il conduttore dovrebbe rivolgersi all’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati e noi ai Presidenti del Consiglio: le Camere sono indipendenti ma allo stesso tempo ha sottolineato che non è scontato che accettino la richiesta.