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Attualità

Giornata internazionale contro i test nucleari: com’è nata e perché

Ogni anno, il 29 agosto, vengono ricordati gli effetti dell’arma più pericolo mai creata dall’uomo: la bomba nucleare. Ecco com’è nata questa giornata e perché

Ogni anno, il 29 agosto, il mondo si unisce per ricordare la Giornata Internazionale contro i test nucleari. Non si tratta soltanto di un semplice richiamo a ricordare i tragici eventi che hanno segnato il nostro passato, ma anche di un’opportunità per riflettere sulle sfide attuali e future e per riaffermare l’importanza della messa al bando totale dei test e delle bombe nucleari, in qualunque angolo del pianeta. Ecco come e perché è nata questa giornata.

Come e perché è nata la giornata internazionale contro i test nucleari

La Giornata Internazionale contro i test nucleari è stata istituita nel 2009 dalle Nazioni Unite mediante la Risoluzione 64/35 dell’Assemblea Generale, in commemorazione della chiusura del sito di test nucleari di Semipalatinsk nel 1991. Questo evento segna un passo importante verso il disarmo nucleare, ponendo fine ai test dell’Unione Sovietica nell’era della Guerra Fredda, che si concluse con la caduta del Muro di Berlino nel dicembre 1991. Scopo principale di questa giornata è sensibilizzare l’opinione pubblica e i leader globali sulla necessità urgente di proibire definitivamente i test nucleari. L’iniziativa si inserisce negli sforzi mondiali per il disarmo nucleare e la prevenzione di futuri esperimenti simili.

Foto | EPA/A PEACE MEMORIAL MUSEUMHANDOUT – Spraynews.it

Ma quali sono le conseguenze dei test nucleari? Risulta evidente, anche senza conoscere nel dettaglio l’argomento, come test simili abbiano un impatto a dir poco devastante sull’ambiente e sulla salute umana. Si potrebbe pensare che si tratti di eventi legati ad un passato ormai lontano, ma sfortunatamente non è così. L’ultimo test nucleare sotterraneo in ordine di tempo è stato portato a termine dalla Corea del Nord, il 9 settembre del 2016, dunque appena 7 anni fa.

Le conseguenze di azioni simili sono impressionanti. Attraverso un test nucleare vengono rilasciate enormi quantità di radiazioni nell’atmosfera e nel suolo, con effetti a lungo termine sull’ambiente e con un ingente inquinamento radioattivo e gravissimi danni agli ecosistemi. Proprio alla luce delle caratteristiche degli elementi radioattivi presenti nelle armi atomiche, è importante ricordare che questo particolare tipo di inquinamento è in grado di persistere per anni, se non addirittura decenni o millenni (basti pensare a ciò che è accaduto dopo l’esplosione del reattore di Chernobyl). Le radiazioni provocate dai test hanno effetti terribili, evidentemente, sulla salute umana: chi vive nelle zone limitrofe dove sono stati effettuati può facilmente sviluppare malformazioni genetiche, il cancro e molte altre gravi malattie.

C’è un altro elemento da non dimenticare, ovvero il tema dell’instabilità politica: qualunque test nucleare, così come la “semplice” minaccia rispetto al suo utilizzo, genera enormi tensioni tra le principali potenze mondiali, che fin dalla Seconda Guerra Mondiale sfruttano la minaccia nucleare come deterrente. Fintanto che si svolgeranno test nucleari, dunque, la pace mondiale sarà in pericolo. Strettamente connesso a quest’ultimo punto c’è la violazione degli accordi internazionali: chiunque effettui un test nucleare viola prima di tutto il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, che punta per l’appunto a prevenire lo sviluppo di nuovi ordigni. Se non riusciremo a estirpare questa piaga, la fiducia reciproca tra le nazioni ne risentirà pesantemente e tutti gli sforzi fatti negli ultimi decenni per il disarmo nucleare risulteranno vani.

C’è un altro elemento fondamentale che in questo contesto vale la pena di discutere, ovvero il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN), approvato per la prima volta dalle Nazioni Unite il 7 luglio 2017. Questo accordo ha rappresentato e rappresenta tuttora l’impegno per eliminare completamente le armi nucleari e vietare la loro produzione, possesso e uso.

Nonostante sia entrato ufficialmente in vigore nel 2020, nell’ultimo anno e mezzo in modo particolare l’opinione pubblica ha avuto la sensazione che il mondo non sia mai stato così vicino ad una nuova guerra nucleare. Il motivo è evidentemente legato allo scoppio del conflitto in Ucraina nel febbraio del 2022 e alle reiterate minacce di Vladimir Putin. Ma la Russia non è nemmeno l’unico problema, in questo senso.

Gli Stati Uniti si sono nuovamente avviati proprio di recente a rimpiazzare le vecchie bombe custodite nelle loro basi europee, tutto questo mentre la Corea del Sud ha iniziato a minacciare di volersi dotare di armi nucleari e aumentare le spese per gli arsenali, alla luce delle costanti intimidazioni del suo vicino di casa, Kim Jong-Un.

Il Trattato per la proibizione delle Armi Nucleari potrebbe dunque, potenzialmente, essere una soluzione a questa annosa questione, se non fosse che nessun Paese dotato di armi nucleari (né tantomeno i suoi alleati) l’ha ancora sottoscritto. Le adesioni per il momento sono 68, davvero troppo poche.

Tra le Nazioni che ancora non hanno aderito il TPAN c’è anche la nostra Italia, che attualmente non possiede armi nucleari proprie ma partecipa al nuclear sharing della NATO: quest’ultimo ha reso possibile al nostro Paese la custodia di una quarantina di bombe nucleari di proprietà degli Stati Uniti nelle basi militari di Ghedi (in provincia di Brescia) e di Aviano (in provincia di Pordenone). A proposito, l’Aeronautica militare USA ha aggiornato nel novembre del 2022 le norme di sicurezza per consentire il trasporto delle bombe: in questo contesto, dunque, le moderne bombe B61-12 prenderanno presto il posto dei vecchi ordigni.

Lo scorso 29 agosto, in occasione della Giornata Internazionale contro i test nucleari, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha preso la parola con un comunicato ufficiale ricordando alle istituzioni internazionali e al mondo intero quanto sia importante, ancora oggi, sottolineare il ruolo del disarmi nucleare per la promozione di un clima di pace, sicurezza e collaborazione internazionale.

Qui il suo discorso, ripreso dal Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite: “Dalle steppe del Kazakistan, alle acque cristalline dell’Oceano Pacifico e ai deserti dell’Australia, i test nucleari hanno avvelenato a lungo l’ambiente naturale del nostro pianeta e le specie e le persone che lo chiamano casa. La Giornata Internazionale contro i Test Nucleari rappresenta un riconoscimento globale del danno catastrofico e persistente fatto in nome della corsa agli armamenti nucleari. È un modo per ricordarci di coloro che hanno sofferto a causa della follia della politica atomica del rischio calcolato. Ed è un campanello d’allarme per il mondo, perché finalmente venga attuata una proibizione di tutti i test nucleari vincolante a livello legale. Ora che i test nucleari stanno raggiungendo nuovi livelli, è il momento giusto perché venga messo in atto il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, sostenuto da un sistema di verifica efficace. Le armi nucleari non hanno alcun posto nel nostro mondo. Non assicurano né vittoria, né sicurezza. Per progettazione, il loro unico risultato è la distruzione. Il nostro mondo è stato tenuto ostaggio da questi apparecchi di morte troppo a lungo. In questa giornata importante, invito il mondo ad agire per la salute e la sopravvivenza delle persone come del pianeta. Facciamo sì che gli esperimenti abbiano fine, ora e per sempre, e releghiamo le armi nucleari alla storia, una volta per tutte”.

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica

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