Guglielmo Mollicone, un uomo coraggioso che non ha mai saputo la verità sulla morte di sua figlia

Guglielmo Mollicone si è spento nel maggio 2020: ricordiamo l’uomo coraggioso che ha lottato per scoprire la verità sulla morte della figlia Serena.

Forse non tutti ricordano Serena Mollicone, un caso di cronaca che, nel 2001, sconvolse l’Italia intera. Il 1 giugno 2001, la ragazza era uscita di casa, per non farvi più ritorno. Da allora era iniziato un iter processuale infinito durato oltre 20 anni, a carico del maresciallo Mottola, di sua moglie e del figlio e di altri carabinieri.

Serena era una studentessa del frosinate, ritrovata morta in un bosco, non lontano dal suo paese, Arce. Suo padre ha combattuto quasi due decenni per scoprire la verità, e ha lottato fino alla sua morte. Il caso, oltre a balzare in prima pagina su tutti i giornali, sconvolgendo l’Italia, scuote ancor di più perché il papà Guglielmo è morto non conoscendo la verità, visto che le indagini non hanno mai avuto un epilogo.

Il caso irrisolto della morte di Serena, la figlia di Guglielmo Mollicone

Serena sorridente in una vecchia foto
Serena sorridente in una vecchia foto (Spraynews.it)

L’omicidio di Arce è rimasto irrisolto. Serena aveva solo 18 anni, frequentava l’ultimo anno di Liceo, a Sora, e suonava il clarinetto nella banda di paese. Sua madre era morta quando lei era ancora una bambina, crescendo solo con il papà Guglielmo, insegnante alle scuole elementari e proprietario di una cartoleria. La mattina del 1 giugno 2001, la giovane si era recata in ospedale per sottoporsi a una visita di routine.

Dopo aver effettuato la visita, Serena era andata in pizzeria a prendere dei tranci di pizza, da consumare forse insieme agli amici. Quel giorno, doveva incontrare il suo fidanzato, il 26enne Michele Fioretto. Tuttavia, dopo aver preso l’autobus, all’uscita della pizzeria, di lei si erano perdute le tracce. Due giorni dopo, il 3 giugno, era stato ritrovato il suo cadavere. La testa era avvolta in un sacchetto di plastica, le mani e i piedi erano legati con lo scotch.

Era morta soffocata o c’era dell’altro? Da quel momento, era partita un’indagine infinita, ricca di colpi di scena, come il suicidio del carabiniere Santino Tuzi, dopo aver testimoniato al processo. Negli anni, sono stati indagati altri carabinieri, tra cui il maresciallo Franco Mottola, sua moglie Annamaria e il figlio Marco, accusati di aver ucciso e nascosto il cadavere.

Alla ricerca di una verità mai rivelata

Mentre la giustizia ha cercato di compiere il proprio corso, papà Gugliemo è morto d’infarto, fiaccato dai tanti anni di indagini, di sospetti, di accuse. Tra l’altro, è morto in un periodo storico particolare, afflitto dalla pandemia da Covid, che ha rallentato ulteriormente, per non dire bloccato, l’iter dei processi. Alla fine, si è ipotizzata la morte in caserma.

Serena era andata in caserma per testimoniare qualcosa di mai chiarito, era stata spinta dal carabiniere e aveva sbattuto la testa contro la porta d’entrata. La frattura cranica accertava la compatibilità con i microframmenti del legno della porta della caserma rinvenuti sul nastro adesivo che avvolgeva la testa della ragazza.

Il corpo della giovane era stato poi portato nel bosco. Se la dinamica degli eventi ormai è chiara, non si è mai capito chi sia stato a uccidere la povera Serena. Un caso che resta avvolto nel mistero. Qualcuno ha sollevato persino il dubbio che, quel giorno, la studentessa si fosse recata in caserma per denunciare alcuni traffici illegali di droga, accusando dei carabinieri.

Nel 2022 i giudici assolsero Mottola e la sua famiglia, così come assolsero gli altri due carabinieri, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Un caso irrisolto, per il quale il povero Guglielmo si è battuto fino al giorno della sua morte. Un uomo coraggioso e un delitto che merita di essere ricordato.

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