Siete pronti a tuffarvi negli anni 2000 con dieci album rap che non potete assolutamente perdervi? Venite con noi in questo mondo hip hop
I più attenti e appassionati di musica, sentendo il nome di Mattia Barro drizzeranno le orecchie. E fate bene, perché il giornalista e autore dell’elenco dei 10 album rap del 2000 che non possiamo perderci, è stato anche cantante e frontman della band L’Orso, attiva fino al 2016. Un momento prima che l’indie diventasse pop insomma. Su o giù dal palco però Mattia continua a parlare di musica e in un articolo pubblicato per Rolling Stone ci fa fare un tuffo negli anni 2000. Uno di quelli all’insegna del “Ti sblocco un ricordo”.
Già perché se siete appassionati di rap e anche un po’ nostalgici, probabilmente questi dischi li conoscerete tutti. Ma se invece state cercando di risalire un po’ alle origini di tante canzoni che sentiamo oggi e di ciò che ha influenzato i cantanti del mondo hip hop attuale è bene fare tesoro di questo elenco.
10 dischi rap degli anni 2000 che dovete sentire per forza
Il rap è un genere musicale “antico”. O meglio. C’è da così tanto tempo che non sono gli anni ’00 a dare il “la” al movimento e alla passione. Però in quel periodo c’è stato un boom di dischi che sono entrati letteralmente nella storia e grazie all’articolo di Barro su Rolling Stone siamo pronti a riviverli e risentirli.
Stankonia – Outkast. Forse ricordate gli Outkast per brani più moderni, ma provate a mettere Ms. Jackson e capirete subito che nel 2000 questi ragazzi erano già anni luce avanti e il singolo che li ha consacrati al successo ne è la prova.
Original Pirate Material – The Street. Un po’ più di nicchia? Forse, ma Mike Skinner è un ragazzo bianco di Brixton che ha letteralmente dato una svolta al mondo rap UK. Provate ad ascoltarlo è attualissimo anche oggi.
Get Rich Or Die Tryin’ – 50 Cent. Potremmo non descriverlo e dirvi solo di riascoltare In Da Club e potrebbe essere sufficiente. Ma questo disco del 2003 è talmente cool da essere suonato ancora oggi consacrandolo alla leggenda visto che tre anni prima era sopravvissuto a nove colpi di pistola. Lo hanno scoperto Eminem e Dr.Dre.
The Black Album – Jay-Z. Lasciamo le cronache rosa che lo vedono al centro dell’attenzione con la moglie Beyoncé e torniamo al 2003 quando questo album è uscito ed è diventato una pietra miliare del classic rap.
The Neptunes Present… Clones- Neptunes. Prima di dire “Non li conosco” e andare avanti vi basti sapere che questo duo era composto da Pharrell William e Chad Hugo. Hanno collaborato a questo disco quelli che nel 2003 erano i migliori rapper della scena e tutti hanno preso parte a quello che è stato uno sguardo fresco verso il futuro della scena musicale.
The Marshall Mathers LP – Eminem. Primo nella classifica e non poteva essere diversamente. Un disco iconico con il brano Stan che ancora oggi sentiamo girare in radio e non ci ha stancato per niente. Esattamente come The Real Slim Shady, tutti sappiamo come inizia, inutile mentire!
Diplomatic Immunity – The Diplomats. Mettete su Dipset Anthem, ricordate lo sconforto dell’attacco alle Torri Gemelle e volate con la mente ad Harlem. È così che è nato questo doppio disco da 27 tracce che ci fa respirare il vero mondo rap americano.
The College Dropout – Kanye West. Il nome di questo artista lo conosce anche chi non mastica molto dell’universo hip hop e, probabilmente anche la canzone All Falls Down, già alle prime note vi farà venire i brividi. Pensarlo come rapper 20 anni fa strappa un sorriso, ma qui c’è tutto quello che veramente è lui.
Madvillainy – Madvillain. Questa è una chicca che senza Mattia Barro, autore della classifica, non avremmo ricordato forse. Siamo in un universo completamente nuovo, futuristico, con suoni e beat molto d’avanguardia per il 2004. Il culto di Mf Doom, dopo la sua morte, è stato pazzesco e il motivo sentendo questo disco vi sarà chiaro.
Donuts – J Dilla. Finiamo nel 2006 quando esce il disco, tre giorni prima della morte del frontman per una malattia del sangue. Un disco nato con l’aiuto di un campionatore e un giradischi. Fine. Trentun brani corti, ma di impatto che hanno cambiato il modo di pensare al beat rap. Fatevene un assaggio con Don’t Cry.