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I furti più eclatanti avvenuti nei musei

I furti più spettacolari avvenuti nei musei, le storie di crimini intriganti e i capolavori rubati che hanno scosso il mondo dell’arte.

Negli annali della storia dell’arte, i furti più eclatanti avvenuti nei musei rappresentano punti di svolta che hanno destato scalpore nell’opinione pubblica e nel mondo accademico. Questi episodi, senza dubbio, hanno avuto un impatto significativo sul panorama culturale globale.

I furti nei musei sono stati sempre audaci e pianificati con maestria. L’abilità dei ladri nel penetrare negli edifici altamente sorvegliati e sottrarre opere d’arte di inestimabile valore dimostra una profonda conoscenza delle misure di sicurezza e delle debolezze dei sistemi di protezione. Questi furti hanno segnato una svolta nella lotta contro il crimine nell’ambito della cultura, obbligando i musei a rafforzare le loro misure di sicurezza e adottare nuove strategie per proteggere il patrimonio artistico e storico che custodiscono.

I ladri dell’arte: i furti più incredibili nei musei di tutto il mondo

21 agosto 1911, la celebre “Monna Lisa” di Leonardo da Vinci scompare dal Louvre

Per oltre due anni, i detective francesi si adoperarono per cercare il dipinto, coinvolgendo erroneamente sia il poeta Guillaume Apollinaire che l’artista Pablo Picasso nella speranza di risolvere questo caso di alto profilo. A un certo punto, perfino il magnate americano J. P. Morgan fu sospettato di aver commissionato il furto. Poi, nel dicembre 1913, un pittore italiano chiamò un importante mercante d’arte a Firenze, proclamando di essere in possesso del celebre ritratto. La polizia si attivò immediatamente, arrestando Vincenzo Peruggia, un ex dipendente del Louvre, e recuperando l’opera d’arte. È emerso che, il giorno del furto, il museo era chiuso; Peruggia si era nascosto all’interno durante la notte o era entrato inosservato quella mattina con il personale, rimuovendo furtivamente la “Monna Lisa” dalla cornice e nascondendola sotto i suoi abiti. In Italia, Peruggia fu acclamato come un patriota e scontò sei mesi di carcere per il suo crimine.

Adolf Hitler saccheggia l’Europa

Durante gli anni oscuri del regime nazista, un capitolo oscuro nella storia dell’arte europea si svolse dietro le porte chiuse dei musei, delle gallerie e delle case di collezionisti. Spinto dalla sua ambizione distruttiva e dall’invidia verso la grandezza artistica, Adolf Hitler e i suoi seguaci dettero il via a una spietata campagna di saccheggio che avrebbe portato alla loro cattiva fama per sempre. Il loro obiettivo era chiaro: radunare un’enorme collezione d’arte per adornare il loro Führermuseum, un’istituzione destinata a commemorare il loro dominio e la loro ideologia malvagia. Nessuna opera d’arte doveva sfuggire al loro sguardo avido, neppure i gioielli custoditi gelosamente nelle case delle famiglie ebraiche oppure nella soffitta dei musei.

Molte delle meraviglie che una volta abbellivano musei illustri come il Louvre a Parigi o gli Uffizi a Firenze scomparvero durante questo periodo buio. Le sculture, i dipinti e le altre opere d’arte vennero strappate via, portate via dagli invasori tedeschi, mentre i guardiani e le istituzioni culturali assistevano impotenti alla loro depredazione. Tra le vittime di questo spietato furto c’era la leggendaria Stanza d’Ambra, preziosa camera sita nel Palazzo Caterina, nei pressi di San Pietroburgo. La sua bellezza e magnificenza erano conosciute in tutto il mondo, ma, purtroppo, i nazisti non esitarono a sottrarne ogni pezzo prezioso. Molti speravano che, un giorno, tali tesori potessero essere recuperati, ma il destino della Stanza d’Ambra rimase un mistero irrisolto nel corso degli anni.

Si sono avanzate numerose ipotesi sulla sorte dei tesori scomparsi. Alcuni affermarono che furono distrutti durante i bombardamenti o perduti nel mare a bordo di un sottomarino affondato. Altri, invece, ipotizzarono che potessero essere nascosti in un oscuro bunker o sepolti in una remota laguna.

Quel fatidico periodo nella storia dell’arte europea è un triste ricordo che ci ricorda l’importanza di conservare e proteggere il nostro patrimonio culturale. È essenziale riconoscere l’incommensurabile valore dell’arte e impegnarsi per preservarla per le generazioni future, in modo che nessun’ideologia malvagia possa mai più privarci della sua bellezza e dei suoi tesori.

Foto | Mariakray @Canva – spraynews.it

Il Museo di Storia Naturale di New York è stato teatro di un evento criminale nel 1964

Tre giovani surfisti, Jack Murphy (conosciuto come Murph the Surf), Allan Kuhn e Roger Clark, hanno orchestrato un audace furto di gioielli di inestimabile valore. I tre ladri, appartenenti alla raffinata scena surfista di Miami, risiedevano in una lussuosa suite di un attico a Manhattan.

Il 29 ottobre 1964, dopo attenta pianificazione, Murphy e Kuhn sono riusciti a superare una recinzione e a salire su una scala antincendio per raggiungere una stretta sporgenza, da cui hanno potuto oscillare fino a una finestra aperta del Museo. Nel frattempo, Clark faceva da sentinella dal basso, coprendo ogni movimento dei suoi complici. Approfittando di un sistema di allarme non funzionante, i ladri sono riusciti ad accedere alle vetrine grazie a un tagliavetro e del nastro adesivo, senza incontrare alcuna difficoltà. Hanno così rubato diverse gemme di inestimabile valore, tra cui lo zaffiro Star of India da 563 carati e il DeLong Star Ruby da 100 carati.

Il colpo è stato più che un successo, ma la loro gloria è stata di breve durata. Due giorni dopo il furto, i ladri sono stati arrestati e condannati a circa due anni di carcere ciascuno. Fortunatamente, la maggior parte delle gemme è stata recuperata.

18 marzo 1990,  irruzione nell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston

In un ingannevole enigma, i malviventi si presentarono come investigatori intenti a risolvere un presunto disturbo. Imbrigliarono le ignare guardie nel seminterrato e, dopo 81 minuti, fuggirono con un tesoro di inestimabili opere d’arte: 13 dipinti tra cui capolavori di Rembrandt van Rijn, Johannes Vermeer, Edgar Degas ed Édouard Manet. Nonostante l’indagine ancora in corso dell’FBI, gli intrighi dei ladri e le preziose opere d’arte rimangono ancora impuniti. Il museo, come segno di rispetto per i capolavori scomparsi, ha scelto di mantenere nelle sue gallerie cornici vuote, in attesa del loro legittimo ritorno. Un’audace ricompensa di 10 milioni di dollari è stata offerta per qualunque informazione che conduca al recupero incolume di questi tesori rubati.

Museo Nazionale svedese perde due opere di Renoir e un capolavoro di Rembrandt

Nel dicembre del 2000, una banda di criminali astuti ha messo in atto una rapina da film hollywoodiano, sorprendendo l’intero staff di sicurezza del Museo di Belle Arti di Stoccolma. Mentre uno dei malviventi minacciava il personale con una mitragliatrice, gli altri due si impossessavano senza troppi scrupoli dei due dipinti di Pierre-Auguste Renoir e di uno di Rembrandt.

Coscienti della necessità di distogliere le forze dell’ordine, i complici della rapina hanno volontariamente causato il caos in diverse parti della città, facendo esplodere veicoli e distribuendo chiodi sulla strada per ostacolare eventuali inseguitori. La fuga dei ladri si è conclusa su un motoscafo, nel quale si sono dileguati con il loro incredibile bottino, lungo il suggestivo lungomare.

Solo poche settimane dopo, il museo ha ricevuto una richiesta di riscatto pari a 3 milioni di dollari, la quale, con grande decisione, è stata rifiutata. Le forze dell’ordine non hanno impiegato molto tempo per individuare e arrestare i responsabili di questo crimine senza precedenti. I tre preziosi capolavori, purtroppo privati della loro dimora originale, sono stati fortunatamente recuperati entro il 2005.

Questo triste episodio ha gettato una luce sulla necessità di rafforzare le misure di sicurezza nei musei di tutto il mondo. Una simile violazione del patrimonio artistico non può essere tollerata. Fortunatamente, grazie all’efficacia e alla determinazione delle autorità competenti, le opere d’arte sono state restituite alla loro giusta collocazione, garantendo così la perpetuazione della bellezza che rappresentano.

I dipinti di Picasso, Vincent Van Gogh e Paul Gauguin passano una notte inaspettata dietro un bagno pubblico all’aperto, dopo esser scomparsi dalle Whitworth Art Gallery di Manchester, in Inghilterra, il 26 aprile 2003.

Le indagini della polizia, impegnate nel risolvere il furto, hanno avuto una svolta inaspettata quando, un giorno dopo il crimine, è giunta una sofferta elargizione anonima che ha condotto alle bizzarra e impensabile nascondiglio dell’opera d’arte trafugata, poi ironicamente soprannominato “il Loovre”. All’interno di un tubo di cartone, accuratamente sigillato, sono stati rinvenuti i dipinti, accompagnati da una nota svelante l’intento dei ladri: sottolineare la scadente sicurezza del museo.

Nel mese di agosto del 2003, una truffa orchestrata da due individui fingendosi turisti ha sconvolto il mondo dell’arte. Il più importante tesoro del castello scozzese di Drumlanrig, la “Madonna del Yarnwinder” del 1501, un celebre capolavoro rinascimentale attribuito al genio di Leonardo da Vinci e dal valore di diverse decine di milioni di dollari, è stato oggetto di un audace furto. Dopo aver sorpreso e immobilizzato la guardia responsabile della sala di esposizione, i malviventi hanno rapidamente sottratto il dipinto, facendo poi fuga a bordo di un’automobile opportunamente parcheggiata all’esterno del castello. Paradosso vuole che la cornice del prezioso quadro sia stata abbandonata appena oltre i cancello di Drumlanrig. Quattro anni dopo, durante un’incursione presso uno studio legale di Glasgow, la polizia ha finalmente recuperato l’opera d’arte e otto individui sono stati incriminati in relazione al furto. Scotland Yard ha a lungo ritenuto che la “Madonna del Yarnwinder” fosse caduta in mano a malavitosi legati al traffico di droga che l’avrebbero utilizzata come garanzia in affari loschi. Attualmente, l’opera fa bella mostra di sé presso la National Gallery of Scotland di Edimburgo, a disposizione del pubblico per l’ammirazione e la riflessione sulla sua singolare storia.

Dalma Bonaiti

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