La giovane attivista svedese si reca a Kiev per parlare dei danni ambientali causati dalla guerra e denuncia la poca attenzione del mondo verso l’“ecocidio” del crollo della diga
Greta Thunberg si è recata giovedì scorso (22 giugno) a Kiev per richiamare l’attenzione sui danni ambientali causati dalla guerra in Ucraina e ha fortemente criticato la risposta del mondo al crollo della grande diga idroelettrica di Kakhovka del 6 giugno scorso.
L’imperdonabile “ecocidio” dell’esplosione della diga
A settimane dall’accaduto, Kiev e la Russia si stanno ancora accusando a vicenda circa l’esplosione che ha causato danni irreversibili all’impianto, e mentre si continua a indagare, l’attivista svedese del clima dichiara: “Non credo che la reazione mondiale a questo ecocidio sia stata sufficiente”.
L’esplosione infatti ha scatenato inondazioni in tutta l’Ucraina meridionale e nelle aree occupate dai russi nella regione di Kherson, e questo, secondo Thunberg, è da considerarsi non solo come crimine di guerra, ma anche come “ecocidio”, ossia un reato criminale di distruzione ambientale. Con questo termine, infatti, si vuole indicare il danneggiamento e la distruzione volontaria degli ecosistemi, che può comprendere “atti illeciti o sconsiderati commessi con la consapevolezza che esiste una sostanziale probabilità di causare danni gravi, diffusi o di lunga durata all’ambiente”.
Il riconoscimento ufficiale dell’ecocidio come reato è stato richiesto lo scorso Aprile all’UE da parte del Parlamento europeo, ma fino a quando tutti i Paesi membri non attueranno la decisione, sarà impossibile parlare di una vera svolta a livello internazionale nel campo dei crimini contro l’ambiente.
Il gruppo riunitosi a Kiev per i danni ambientali
“Dobbiamo parlare più forte, dobbiamo sensibilizzare l’opinione pubblica su ciò che sta accadendo“, ha detto la Thunberg a Kiev durante la riunione inaugurale di un nuovo gruppo ambientalista che comprende anche alte personalità politiche europee.
Il gruppo ha il compito di “valutare i danni all’ambiente ucraino e di sviluppare meccanismi per ritenere la Russia responsabile“, ha dichiarato Andriy Yermak, capo dello staff presidenziale ucraino e co-presidente del gruppo, insieme all’ex vice primo ministro svedese Margot Wallstrom.
Un altro dei partecipanti, Andri Kostin, il procuratore generale dell’Ucraina, ha scritto in un post di Twitter che l’ambiente rischia di diventare la “vittima silenziosa della guerra“, con circa il 30% del territorio ucraino contaminato da oggetti esplosivi e oltre 2,4 milioni di ettari di foreste danneggiate.
Oltre a manovre e a risposte precise, il gruppo riunitosi a Kiev, con la commossa partecipazione del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, chiede sostanzialmente di “consolidare gli sforzi internazionali per indagare e perseguire i crimini di guerra della Russia contro l’ambiente e per garantire che l’aggressore paghi“.