Frammenti salienti della street art più famosa del mondo, quella di Banksy, approdano a Monza per una mostra realizzata ufficialmente in collaborazione con lo stesso artista
Lo scorso 30 Giugno è stata inaugurata presso la Villa Reale di Monza “Banksy. Painting Walls”, una delle mostre più attese del 2023, che resterà visitabile fino al 5 Novembre. Tra le peculiarità dell’importante evento espositivo c’è che, tra le numerose mostre dedicate allo street artist britannico in tutto il mondo, questa è tra le poche ufficialmente autorizzate da Banksy e, soprattutto, per la prima volta in Italia saranno esposti tre murales originali, arrivati direttamente da Oltremanica.
Uno dei motivi dell’intramontabile fama dell’artista incappucciato di Bristol è il suo anonimato. Banksy è famoso tanto per i suoi graffiti quanto per gli stratagemmi studiati negli ultimi vent’anni per lasciare traccia della sua arte senza essere mai riconosciuto, senza mai essere identificato con un nome e un cognome. Eppure le sue tracce, tracce di un’arte provocatoria, satirica ed estremamente impegnata a livello sociale e politico, hanno lasciato un segno profondo nell’opinione pubblica dei due ultimi decenni, spuntando sempre nel posto “giusto” al momento giusto. Dall’intervento sul muro palestinese, ai graffiti realizzati a Napoli, fino ai blitz dentro i musei più famosi del mondo, da Amsterdam a Budapest, in cui ha “manomesso” opere presenti o ne ha aggiunte delle proprie.
La mostra di quest’anno, a cura di Sabina de Gregori e allestita negli spazi dell’Orangerie della Villa Reale di Monza, presenta in Italia per la prima volta tre porzioni di muro originali dell’artista britannico, provenienti da collezioni private. I tre straordinari murales sono stati realizzati da Banksy nel 2009, nel 2010 e nel 2018, e apparsi rispettivamente a Londra, nel Devon e nel Galles.
Quello più recente tra questi, intitolato “Season’s Greetings” è apparso cinque anni fa a Port Talbot, in Galles, ed è stato scelto come immagine della mostra. In un’ampia porzione di muro Banksy ha dipinto un ragazzino con le braccia spalancate e la lingua tesa fuori dalla bocca, per tentare di assaporare i fiocchi di neve che cadono dal cielo. Quei fiocchi, tuttavia, se si guarda nella parte sinistra del graffito, si nota che non sono altro che cenere levatasi da un bidone della spazzatura in fiamme. La città in cui è apparsa l’opera, infatti, è stata definita dall’OMS la città più inquinata del Regno Unito.
Sia questo murales che il luogo in cui ha preso vita forniscono un’idea molto calzante del modus operandi dell’artista, che narra i drammi e le urgenze globali degli ultimi anni partendo dai muri delle città più impregnate dalla “colpa” di ciò che sta accadendo e che Baksy prova a denunciare con le sue opere.
All’interno di questa critica sferzante e spesso espressa con immagini molto crude, c’è di buono che Banksy oggi si rivede molto nella nuova generazione, quella formata da adolescenti molto sensibili alle tematiche intorno alle quali si muovono anche gli interessi dell’artista inglese, come la situazione climatica, le disuguaglianze sociali, i migranti, le guerre e i la lotta ai diritti. Per questo anche i protagonisti degli altri due celebri murales originali approdati in Italia per la mostra sono due giovani ragazzi, quello di “Heart Boy” e quello di “Robot/Computer Boy”, le altre due opere ammirabili a Monza i cui nomi anticipano già i temi trattati. Trattati in pieno stile Banksyano: senza peli sulla lingua.
“Banksy interroga la società contemporanea con potenza: che si tratti del concetto di arte oggi o delle tematiche del secolo, siamo tutti chiamati in qualche modo a prendere coscienza e rispondere agli interrogativi che ci sottopone attraverso immagini e simboli” racconta Sabina de Gregori, storica dell’arte e curatrice di “Banksy. Painting Walls”.
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