L’influencer russa Zhanna Samsonova, sarebbe morta a causa della carenza di vitamina D e di calcio dovuta alla cucina erbivora cruda che seguiva ormai da 4 anni. Queste diete sono un rischio per la nostra salute?
Per quattro anni ha seguito la dieta erbivora crudista, mangiando solamente frutta, germogli di semi di girasole, frullati di frutta e succhi, diventando molto conosciuta sui social con l’appellativo di “l’influencer vegana per eccellenza”. Il 21 luglio, però, come comunicato dalla sua famiglia e dai suoi amici, Zhanna Samsonova, russa di 40 anni, si è spenta in Malesia, dove stava portando avanti un regime alimentare a base di sola frutta esotica. Questo tipo di dieta, così priva di nutrienti fondamentali per il nostro organismo, infatti, secondo un’amica dell’influencer, l’avrebbe fatta “morire di fame”, mentre la madre sostiene che sia morta per via di “un’infezione simile al colera”.
Morta l’influencer vegana Zhanna Samsonova, è davvero pericolosa la dieta vegana?
L’influencer vegana Zhanna Samsonova, era solita promuovere cibi crudi sui social media, dove era molto conosciuta e vantava milioni di follower su TikTok, Facebook e Instagram, dove era conosciuta con lo pseudonimo di Zhanna D’Art. “Qualche mese fa, in Sri Lanka, sembrava già esausta”, ha confessato a Newsflash un amico. L’uomo ha poi continuato: “Da lì era tornata a casa per farsi curare, ma poi era scappata di nuovo. Quando l’ho vista a Phuket, sono rimasto inorridito”.
“Vivevo un piano sopra di lei – ha riferito un’altra giovane sua conoscente – e ogni giorno avevo paura di trovare il suo corpo senza vita al mattino. L’ho convinta a farsi curare, ma non ce l’ha fatta”.
Al momento, però, possono essere fatte solo supposizioni sulle cause della morte dell’influencer, dato che le vere ragioni non sono state ancora rese note.
Guardando questa vicenda molte persone potrebbero chiedersi se la cucina vegana possa causare veramente danni del genere. Bisogna partire, però, col dire che il regime alimentare seguito da Zhanna Samsonova non era una classica dieta vegana, bensì un regime molto duro e meno completo, che comporta rischi molto più elevati rispetto al normale.
Le motivazioni della scelta dei vegani sono diverse, e oltre a quella etica e a quella ambientale c’è anche quella della salute: la dieta vegana, infatti, opta per una scelta alimentare orientata totalmente sui prodotti di origine vegetale, quasi sempre con un modesto tasso di lavorazione e preparati con metodi di cottura salutari.
Eliminando carni grasse e formaggi grassi, ma anche gran parte dei fritti e altri cibi poco salutari, i vegani hanno un regime povero di acidi grassi saturi, colesterolo, residui della carbonizzazione ed alte concentrazioni di nitrati/nitriti (nonostante siano comunque presenti nell’orto-frutta). Al contrario, l’apporto di fibre, grassi buoni e antiossidanti è molto elevato.
Ciò rende le persone vegane oggettivamente meno interessate da problemi come sovrappeso, alcuni dismetabolismi, complicazioni vascolari e certi tipi di tumori. La dieta vegana, infatti, è considerata preventiva per i tumori del colon-retto dieta-dipendenti. Inoltre, la dieta vegana ha spesso un buon impatto sul microbiota, selezionando una flora batterica intestinale il più delle volte migliore rispetto a quella di chi segue una dieta non sufficientemente ricca di cibi di origine vegetale.
Nonostante questo, è bene sottolineare che i vegani hanno meno probabilità di ammalarsi rispetto agli onnivori che mangiano male, ma secondo i dati si ammalano di più rispetto agli onnivori che mangiano bene.
Inoltre, questi dati, possono dare solo un’idea generale dei benefici delle varie diete, infatti, spesso, non prendono in considerazione lo stile di vita delle persone, che hanno, naturalmente, un enorme impatto sulla possibilità di ammalarsi.
Per la sua caratteristica di restrizione, il veganesimo tende ad escludere gran parte dei cibi che contengono più ingredienti, o che possono essere contaminati da prodotti di origine animale. Ciò la rende selettiva nei confronti dei prodotti che possiamo chiamare “meno pericolosi“.
Questa caratteristica, che risulta essere senza dubbio positiva, allo stesso tempo non ha nulla a che vedere col fatto che si consumino cibi di origine vegetale o animale. Mangiando ogni giorno, ad esempio, patatine fritte in olio di palma esausto ci si ammalerebbe comunque.
Inoltre, avendo una forte attitudine “green”, le persone vegane tendono ad avere un livello di attività motoria decisamente superiore e un approccio salutistico ben più sviluppato rispetto agli onnivori. Anche questo è ovviamente un grande pregio, ma anch’esso va a rendere i risultati poco incisivi all’interno della ricerca, perché interferisce con la variabile del peso, del fitness generale e non solo, tutti fattori di rischio importantissimi.
Ciò che possiamo concludere è che il veganesimo si associa oggettivamente a un minor tasso di sovrappeso e complicazioni ad esso correlate, ma non per merito esclusivo dell’eliminazione dei cibi di origine animale.
Dunque, seguire una dieta vegana non comporta fattori di rischio così elevati e preoccupanti, anzi, spesso porta anche ad avere un punto di vista diverso che porta a fare una maggiore attività fisica e a tenersi maggiormente in salute. Bisogna stare assolutamente attenti, invece, alle forme più dure di veganesimo, a quelle che portano a mangiare prodotti privi di macronutrienti fondamentali per l’essere umano e che, se non bilanciate da integratori, possono portare anche a danni irreparabili per il nostro organismo.