Il crescente utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale solleva numerose questioni giuridiche relative ai diritti di proprietà intellettuale.
Le IA come ChatGPT o Midjourney funzionano raccogliendo dati per addestrare lo strumento AI, che possono includere informazioni, creazioni, segni o invenzioni protette da diritti di proprietà intellettuale. Sorge allora la questione se gli atti di raccolta dei dati e la loro integrazione nello strumento di intelligenza artificiale costituiscano atti di contraffazione.
Su questo punto sono in corso diverse controversie in tutto il mondo, tra cui un’azione legale tra la banca di immagini Getty Images e Stability AI. Alcuni sofisticati strumenti di intelligenza artificiale sono anche in grado di riprodurre voci ed espressioni facciali da poche immagini e file audio (deepfakes).
La canzone Heart On My Sleeve pubblicata sulle piattaforme di streaming come canzone da Drake e The Weekend ne è un buon esempio poiché si trattava in realtà di un titolo creato da un utente di Internet utilizzando uno strumento digitale: l’AI.
L’uso dell’intelligenza artificiale può quindi facilmente portare a una violazione dei diritti di proprietà intellettuale e dei diritti della personalità e ad abusi che arrivano fino al furto di identità. Infine, si pone la questione di chi sia responsabile quando le opere generate da uno strumento di intelligenza artificiale violano i diritti di proprietà intellettuale esistenti e come limitare i rischi.
Intelligenza artificiale e diritti d’autore: la controversa questione
Il diritto d’autore italiano protegge le “opere dell’ingegno”, se sono “originali”. I giudici ritengono che un’opera sia originale quando porta “l’impronta della personalità del suo autore”, risultante in particolare da scelte libere e creative.
In relazione all’IA sorgono due domande: lo strumento AI può avere paternità? Le creazioni generate dall’intelligenza artificiale possono essere originali? Secondo il diritto italiano, solo una persona fisica può avere lo status di autore (in via eccezionale, una persona giuridica può essere investita del diritto d’autore relativo a un’opera collettiva).
Una macchina o un software non possono quindi essere riconosciuti come autori di un’opera ai sensi del Codice della proprietà intellettuale. Diversa, ad esempio, la situazione nel Regno Unito. Il contenuto generato dall’IA è ottenuto attraverso l’intervento di un essere umano che gli darà istruzioni.
La persona che dà istruzioni allo strumento AI può essere riconosciuta come autore ai sensi del Codice della proprietà intellettuale? Sembra difficile rispondere positivamente a questa domanda per quanto riguarda i risultati grezzi generati dallo strumento. Questi sono imprevedibili per l’utente poiché bastano solo una o due parole chiave che differiscono affinché il contenuto generato dall’intelligenza artificiale sia drasticamente diverso.
Pertanto, nella misura in cui l’utente non ha il controllo sui risultati che verranno generati dall’IA, è difficile considerare che questi siano impregnati della sua personalità. D’altro canto, se il risultato generato dall’IA viene rielaborato dall’utente, può essere protetto dal diritto d’autore se soddisfa il requisito di originalità del Codice della proprietà intellettuale.