Dopo decenni dalla sua scomparsa dall’Italia, tornano le tracce della “zanzara della malaria”. Capiamo come riconoscerla e come difendersi.
A distanza di 50 anni dalla sua ultima comparsa in Italia, tornano le tracce della zanzara della malaria. E’ stato un recente studio a scoprirne la presenza in Puglia, più precisamente nel Salento. I ricercatori dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata, dell’Istituto superiore di sanità e del servizio veterinario dell’Asl Lecce hanno ammesso che si tratti di una scoperta dalla forte rilevanza sanitaria. Hanno confermato l’alta ricettività delle aree del meridione della Penisola.
Più precisamente, si tratta dell’Anopheles sacharovi, nome scientifico di quella conosciuta come “zanzara della malaria”. E’ ricomparsa nella zona costiera tra Lecce ed Otranto e l’annuncio ufficiale è arrivato il 10 aprile tramite il sito Bio Med Central. Si riapre così un nuovo capitolo di una storia che per quanto riguarda l’Italia sembrava chiusa da ormai mezzo secolo.
Zanzara della malaria torna in Italia: come difendersi
L’antropizzazione e le sostanze chimiche oggi utilizzate in agricoltura sembravano aver formato una barriera anti-malaria solida a tal punto da non vedere più interferenze da parte della Sacharovi nel nostro Paese per ben 50 anni. Tuttavia, non si sono arrestate le ricerche del vettore storico della malaria, ammette Maria Assunta Calfiero a La Repubblica, dottoressa dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata. I ricercatori hanno incrementato gli studi nell’area del Salento, spinti dal dubbio che la zanzara potesse trovarsi in zone meno antropizzate accanto ad aree più umide.
Gli studi sono stati incrementati dopo la contrazione della malaria da parte di quattro immigrati nel territorio italiano, poi ricoverati a Taranto, nell’ormai lontano 2017. Tra il 2022 e il 2023 sono state analizzate ben 216 zanzare (125 immature e 91 adulti), prese da 11 siti differenti a nord di Otranto. Sono tutte zone caratterizzate dalla presenza di paludi, acqua salmastra, laghi naturali con vari allevamenti. Da queste analisi, ne è emerso dapprima un unico esemplare, poi 13 larve e 7 adulti. La scoperta è senza dubbio di rilevante importanza per avanzare negli studi riguardanti l’insetto e il virus che porta.
Tra i sintomi di questa malattia, che colpisce 200 milioni di persone ogni anno, si rilevano la febbre, il mal di testa, la tensione muscolare in particolar modo nella zona della nuca, brividi e sudorazione, nausea, vomito e diarrea. Iniziano a fare la loro comparsa generalmente tra i 10 e i 15 giorni dopo la puntura. Stando ai dati dell’OMS, solo nel 2015 la malaria ha causato 438 mila decessi, soprattutto nell’Africa sub-sahariana, e l’80% di essi si è verificato nei bambini di età inferiore a 5 anni. Nel 2016, l’OMS ha già dichiarato l’Europa libera dal problema della malattia. Capiamo anche quali sono le 5 malattie più pericolose che possono essere contratte in una vacanza all’estero.