Pensavi di conoscere tutta la frutta esistente al mondo? Allora ti sorprenderai vedendo queste varietà che sembrano arrivare da un altro mondo
La frutta costituisce uno degli alimenti cardine nelle diete di diverse culture nel mondo. Non solo contribuisce a migliorare l’assunzione giornaliera di liquidi, ma fornisce anche un prezioso apporto di fibre e minerali, rendendosi un compagno essenziale nella vita di tutti i giorni.
E, naturalmente, non possiamo trascurare il suo incredibile e distintivo sapore, che caratterizza ogni singolo frutto. Tuttavia, i frutti che ci apprestiamo a presentare, caratterizzati da una forma straordinaria, potrebbero far riflettere sulle possibilità di ciò che può essere prodotto da alberi o arbusti. Vediamoli insieme.
Le varietà di frutta più strane al mondo: quante ne conoscevi?
La mano di Buddha. Iniziamo con il cedro con le dita, conosciuto anche come “mano di Buddha”. Questo agrume, originario dell’Asia, ha una forma tondeggiante con prolungamenti lunghi e sottili simili a dita. Oltre a essere privo di grassi e a basso contenuto calorico, è celebre per il suo profumo avvolgente, tanto che viene impiegato per profumare ambienti e biancheria. Ma le sue virtù non si fermano qui: le “dita” possono essere servite candite (a differenza della parte centrale, aspra e di solito non commestibile), mentre la scorza aggiunge un tocco speciale a diverse preparazioni dolci o salate. Utilizzato nella produzione di liquori e marmellate, questo cedro svolge anche la funzione di repellente per gli insetti, oltre a essere un tonico e uno stimolante per l’organismo. Considerato un simbolo di prosperità, fertilità e longevità, il cedro con le dita è apprezzato anche come elemento decorativo e nelle cerimonie religiose.
Ugli. Certamente poco attraente (come suggerisce il nome stesso), l’ugli è un agrume originario della Jamaica, frutto dell’ibridazione tra il pompelmo e il mandarino. Caratterizzato da una buccia giallo-verdognola, ruvida e rugosa, questo strano frutto è diffuso anche negli Stati Uniti e in Europa. Nonostante il suo aspetto, l’ugli offre un sapore unico, dolce e aspro al tempo stesso, rendendolo adatto a una vasta gamma di ricette. Ad esempio, è un ingrediente tipico nei piatti caraibici in cui accompagna carne di maiale, pollo e funghi.
Ackee. Dalla Jamaica proviene anche l’ackee, il frutto nazionale di questo paese caraibico e uno dei principali prodotti di esportazione. Oltre a essere ricco di vitamina A, zinco, grassi essenziali e vitamine, l’ackee offre notevoli benefici nutrizionali. Tuttavia, è fondamentale fare attenzione ai suoi semi, che assomigliano a enormi occhi e sono estremamente velenosi a causa della presenza della temibile tossina hypoglycyna. Quando si preparano piatti tradizionali come l'”ackee con stoccafisso”, è essenziale utilizzare solo il frutto maturo. Sia quando è acerbo che quando ha superato il punto di maturazione, il seme dell’ackee risulta altamente tossico.
Noi-na. Proveniente dalla Thailandia è invece il noi-na, noto in inglese come sugar apple. Di tonalità verde-giallastro, assomiglia a un lampone e, al raggiungimento della maturità, si apre facilmente a metà, svelando la sua polpa bianca, dolcissima e cremosa, che racchiude numerosi semi. Risulta essere assolutamente ideale per la preparazione di cocktail.
Carambola. È veramente facile riconoscere la forma di questo frutto, noto anche come star fruit in inglese, originario dello Sri Lanka e particolarmente apprezzato dai più giovani. Se state cercando di immaginare il suo sapore, pensate a una miscela di uva, limone e mango. Bene, questo è il delizioso gusto della carambola, la cui coltivazione si è diffusa in molte parti del mondo. Spesso utilizzata come decorazione in cocktail, presenta però un piccolo inconveniente: contiene un’elevata quantità di acido ossalico, che potrebbe causare problemi a chi soffre di calcoli renali.
Monster fruit. Spesso, i nomi sono ispirati all’aspetto. Ecco quindi il frutto-mostro, che si trova nelle foreste pluviali del Messico meridionale e di Panama. La sua forma ricorda una lunga “pannocchia” con scaglie esagonali. Quando è acerbo, emana un odore particolarmente intenso. Può essere consumato dopo aver rimosso le scaglie che rivestono la polpa interna, e ha un sapore simile a quello dell’ananas.
Paw-paw. Noi “occidentali” siamo ormai familiari con le banane, ma sicuramente meno con il paw-paw, cioè il banano di montagna degli Indiani d’America, diffuso non solo nelle regioni settentrionali ma anche nel sud-est degli Stati Uniti. Questo frutto, di colore verde e dimensioni più ridotte e robuste rispetto alle classiche banane gialle, raggiunge una notevole pezzatura ed è apprezzato per la polpa cremosa, caratterizzata da un gusto dolce e intenso. Purtroppo, il paw paw non ha una lunga durata e quando è maturo assume una consistenza molle, rendendolo poco adatto dal punto di vista commerciale. Tuttavia, i valori nutrizionali sono notevoli: il paw paw ha un contenuto calorico, di vitamine e minerali nettamente superiore rispetto ai frutti comuni.
Urucu. Trasferiamoci ora in Amazzonia per esplorare l’urucu, un frutto che assume un vibrante colore rosso quando è maturo e presenta spine morbide, somiglianti a un acchiappamosche. Nonostante il suo aspetto minaccioso, nasconde risorse preziose: i suoi semi, ricchi di pigmenti, cellulosa, zuccheri e proteine, sono ampiamente impiegati come coloranti e come base per ottenere impasti che insaporiscono molti piatti tipici sudamericani.
Jabuticaba. Se avete l’idea che i frutti abbiano origine solo dai rami, ecco che lo jabuticaba, un frutto brasiliano, vi confuterà: cresce direttamente sul tronco della pianta, presenta un colore violaceo e somiglia molto, sia nell’aspetto che nel sapore, all’acino dell’uva nera. È possibile gustarlo crudo o impiegarlo nella preparazione di marmellate, succhi di frutta e persino vini e liquori dopo un apposito processo di fermentazione. Alla buccia sono invece attribuite proprietà curative, particolarmente per disturbi come asma, tonsillite e diarrea. La significativa presenza di sostanze anti-cancerogene potrebbe inoltre renderlo utile nelle terapie preventive contro il cancro.
Pitaya. Questo frutto, noto comunemente in inglese come Dragon Fruit, presenta una scorza spessa di colore violaceo, adornata da appendici filiformi che si estendono a diverse altezze. Una volta aperto, rivelà una polpa bianca o rosata, arricchita da numerosi semini neri al suo interno. La Pitaya è il frutto di una specie di cactus originaria del Sud America, ma sta progressivamente diffondendosi in altre zone sub-tropicali. Recentemente, è divenuto reperibile anche nei mercati europei.
Il Frutto di Hala. Il Frutto di Hala, quando giunge a maturazione, presenta un aspetto simile a una pigna. Questo frutto è caratteristico delle regioni oceaniche, comprese Australia, Malesia, Papuasia e le Isole del Pacifico. Le popolazioni indigene di queste aree integrano spesso il Frutto di Hala nella loro dieta, spesso sottoponendolo a processi di cottura. Data la sua consistenza fibrosa, solitamente viene trasformato in crema o farina. Questa peculiarità, tuttavia, lo rende anche un efficace filo interdentale naturale.
Bergamotto. Parliamo ora di un frutto italiano che non tutti conoscono: il bergamotto. Si tratta del frutto di una pianta facente parte della famiglia delle Rutaceae. Sebbene abbia origini asiatiche, attualmente è coltivato prevalentemente in Calabria, dove beneficia di condizioni climatiche favorevoli. La sua notorietà è soprattutto legata all’olio estratto dalla scorza, ampiamente impiegato nell’industria profumiera per il suo distintivo profumo frizzante, energetico e fresco. Questo agrume vanta anche numerose proprietà benefiche per il corpo, riconosciute sin dall’800.