Grattacieli, statue monumentali, navi e aerei: se ti atterriscono gli oggetti di grandi dimensioni, potrebbe trattarsi di megalofobia
È inutile negarlo: la paura è un sentimento universale, che colpisce tutti, in modi e con intensità differenti. Ognuno cela o cerca di affrontare il proprio bagaglio di paure, il più delle volte riuscendo a superarle o, quanto meno, a conviverci, purtroppo, però, in alcuni casi la paura può sfociare in un impulso irrazionale, che arriva a interferire in modo sempre più significativo con la vita quotidiana. Allora, si può parlare a buon titolo di si può parlare di fobia.
Anche in questo caso, sono state riconosciute molte fobie, legate a situazioni o oggetti disparati. Oggi, affronteremo nello specifico la cosiddetta megalofobia, conosciuta anche come “paura delle cose grandi”. Si tratta di una condizione caratterizzata da intense sensazioni di ansia e paura estreme e persistenti scatenate dalla vista o dal semplice pensiero di oggetti grandi, come grattacieli o grossi veicoli.
Come si diceva per le fobie in genere, anche la megalofobia può sconvolgere la routine quotidiana di chi ne soffre, al punto che gli individui devono convivere con un senso di ansia persistente. Le persone affette da megalofobia possono adottare misure per evitare gli oggetti o le situazioni che scatenano la loro paura, e in casi più gravi, tale fobia pervasiva può interferire notevolmente con la loro vita di tutti i giorni. Per questo motivo, la megalofobia è una forma specifica di paura irrazionale che merita attenzione e, se necessario, un intervento terapeutico per aiutare a gestire e superare questa condizione. Vediamo come riconoscerla e come agire per superarla.
Come si diceva, la megalofobia, vale a dire la paura degli oggetti grandi, può essere associata a diversi fattori scatenante, come avviene anche per molte altre fobie. La megalofobia può declinarsi in diverse fobie specifiche, come la paura di alberi grandi, montagne, edifici, monumenti, statue, macchinari, grandi aerei e navi.
Uno dei primi aspetti da considerare per comprendere le cause di questa fobia è esaminare il passato della persona che ne soffre, cercando eventuali traumi che potrebbero aver scatenato la paura.
A livello medico, la megalofobia è classificata tra le fobie specifiche, secondo quanto definito nel DSM-5. Si tratta di una classe di disturbi che si distinguono per il fatto che la paura o l’ansia sono limitate a situazioni o oggetti specifici, noti come stimoli fobici. In particolare, nel caso della megalofobia, lo stimolo fobico è individuato nelle cose grandi, le quali provano negli individui una paura ben diversa da quelle comuni e temporanee condivise dalla maggior parte delle persone.
Ovviamente, trattandosi di un impulso irrazionale e soprattutto molto soggettivo, l’intensità della paura può variare in base alla vicinanza all’oggetto o alla situazione temuta, e la manifestazione può verificarsi anticipatamente o durante l’esposizione diretta all’oggetto o alla situazione temuta. Nello specifico, per chi è afflitto da megalofobia, la paura o l’ansia possono assumere la forma caratteristica di un attacco di panico, che può comprendere tutti o solo alcuni dei sintomi tipici di tale condizione.
Ma non sempre si tratta di una fobia scatenata da fattori scatenanti o traumi oggettivi. Infatti, la megalofobia potrebbe anche derivare da comportamenti imitativi, basati su ciò che la persona ha visto fare ai propri genitori o da altre figure considerate come modelli durante l’infanzia. Da ribadire come all’interno della megalofobia, sia il carattere individuale a giocare l’elemento chiave, ricordando come le persone già per natura più vulnerabili agli stati d’ansia potrebbero essere più inclini a sviluppare sintomi fobici.
Il primo campanello di allarme da non sottovalutare si manifesta quando la megalofobia inizia a interferire con la routine quotidiana. In tale contesto, la pratica di evitare situazioni di contatto con gli stimoli fobici, al contrario di quanto si possa comunemente pensare, rischia di peggiorare la condizione della persona affetta da megalofobia. Infatti, evitare l’oggetto della paura non solo rinforza la convinzione che un eventuale incontro con esso rappresenti un pericolo reale, ma può anche alimentare l’idea di non essere in grado di affrontarlo.
La manifestazione sintomatologica della megalofobia può includere attacchi di panico o ansia con sintomi come sudorazione eccessiva, battito accelerato e respirazione irregolare. Altre manifestazioni possono comprendere vertigini e nausea.
Come sottolineato, le cause della megalofobia sono disparate. Tale fobia può derivare da traumi passati, comportamenti imitati dai famigliari, cui va sommata una predisposizione individuale alla percezione intensa dell’ansia. Purtroppo, non sempre fobia come questa vengono diagnosticate, ma spesso chi ne soffre adotta comportamenti che, sebbene possano sembrare un sollievo temporaneo, contribuiscono a minare l’autostima della persona. In primis, evitare l’oggetto della fobia può perpetuare l’illusione di un pericolo reale e indebolire la fiducia nella propria capacità di affrontarlo. Infatti, l’unico modo per superare la megalofobia è quello di una guida e di un supporto professionale.
Nel caso in cui la megalofobia iniziasse ad assumere un impatto significativo sulla qualità della vita di una persona, potrebbe essere consigliabile intraprendere un percorso di psicoterapia con uno specialista. La diagnosi e la gestione della megalofobia possono coinvolgere interventi terapeutici mirati a ridurre l’ansia e ad affrontare gradualmente la paura associata agli oggetti o alle situazioni grandi.
Uno degli approcci terapeutici più utilizzati per le fobie, compresa la megalofobia, è la terapia cognitivo-comportamentale, che spesso include la tecnica dell’esposizione graduale allo stimolo fobico. In particolare, tale approccio terapeutico implica l’esposizione graduale del paziente all’oggetto o alla situazione che scatena la fobia, quindi, nel caso della megalofobia, a oggetti di grandi dimensioni. L’obiettivo è ridurre progressivamente la suscettibilità della persona all’oggetto e, di conseguenza, i sintomi ansiosi ad esso associati.
Negli ultimi anni, la terapia cognitivo-comportamentale si è avvalsa della realtà virtuale come strumento terapeutico. Infatti, utilizzando la realtà virtuale, è possibile esporre gradualmente la persona alla fonte della sua paura in un ambiente controllato e monitorato dal terapeuta. Questo approccio consente al paziente di praticare tecniche di gestione dello stress, come la respirazione diaframmatica e il rilassamento muscolare.
Altre modalità terapeutiche per affrontare la megalofobia possono includere il biofeedback, attraverso il quale il paziente impara a controllare le risposte del suo corpo agli stimoli fobici. Inoltre, la terapia cognitivo-comportamentale può anche coinvolgere tecniche come la desensibilizzazione sistematica, l’esposizione enterocettiva e le tecniche di rilassamento.
In generale, ogni percorso psicoterapeutico ben studiato mira a comprendere meglio i meccanismi alla base della fobia, aiutando il soggetto che ne è affetto a sviluppare consapevolezza e competenze per gestire e superare il problema.
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