In Italia un quarto della popolazione ha più di 65 anni e per ogni 100 giovani ci sono 184 anziani, oggi l’aspettativa di vita è di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne
Siamo il Paese più vecchio d’Europa e il secondo nel mondo, lo conferma l’Istat, con il suo ultimo rapporto del 2023. Davanti a noi c’è solo il Giappone, con il 28% di abitanti over 65 che in Italia rappresentano invece il 24%.
In Italia è record di ultracentenari, sono circa 22mila, mentre calano le nascite (-1,1% sul 2022, -10,7% sul 2019). Secondo l’Istat l’età media in cui la donna concepisce il primo figlio è 32,4 anni, e i bambini sono in media 1,24 per donna. Il 2022 ha registrato il numero più basso di nascite (393mila, per la prima volta dall’Unità d’Italia sotto le 400mila) e per il numero più alto di decessi (713mila) e soltanto nei primi 4 mesi del 2023 sono stati registrati più decessi (232 mila) che nascite (118mila).
Un quarto della popolazione in Italia ha più di 65 anni e per ogni 100 giovani ci sono 184 anziani
In Italia un quarto della popolazione ha più di 65 anni e per ogni 100 giovani ci sono 184 anziani. Oggi l’età media della popolazione si è innalzata: da 45,7 anni a 46,4 anni tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2023. Anche la stima della speranza di vita alla nascita è aumentata, oggi l’aspettativa di vita è di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne.
Il primo gennaio 2023 gli ultracentenari nel nostro Paese erano circa 22 mila, il numero più alto raggiunto finora e oltre l’80% di questi sono donne.
Al 31 dicembre 2022 la popolazione residente in Italia ha registrato un calo e si è visto ridurre il numero delle persone tra 15 e 64 anni e dei ragazzi. Quest’anno l’Istat ha analizzato la situazione anche dal punto di vista qualitativo, con uno sguardo, ad esempio, al tasso di occupazione femminile. L’80,7 delle donne single è occupato professionalmente, contro il 74,9% delle donne che vivono in coppia ma senza figli, segue poi il 58,3% delle donne in coppia e con figli. Le gravidanze si hanno in età sempre più avanzate. L’Istituto suggerisce di puntare su programmi che garantiscano il benessere dei giovani e delle donne, incentivando così la natalità. Il calo delle nascite potrebbe dipendere per l’80% dal cosiddetto “effetto struttura” e per il 20% dalla minore fecondità.
Le stime degli ultimi rapporti confermano che nel 2041 la popolazione degli ultraottantenne potrebbe superare i 6 milioni, mentre quella degli ultranovantenni potrebbe arrivare addirittura a 1,4 milioni.