Bruxelles ha assicurato che, con queste nuove tecniche, metterà in atto procedure che mantengano “un elevato standard di protezione, per la nostra salute e per l’ambiente”
La Commissione europea ha presentato nuove tecniche genomiche che possano sostituire gli Ogm. La patata resistente agli agenti patogeni, sviluppata in Europa proprio con l’utilizzo di queste nuove tecniche, è solamente uno degli esempi più promettenti presentati dall’Ue. Il provvedimento, se approvato, consentirà all’agricoltura Ue di utilizzare piante create dall’utilizzo di mutagenesi mirata o cisgenesi. Ma vediamo meglio di cosa si tratta!
La patata resistente, come tutti gli altri prodotti che verranno coltivati con lo sfruttamento di queste nuove tecniche, permetterà una riduzione dal 50 all’80% dell’utilizzo di pesticidi in confronto al prodotto tradizionale e, anche e soprattutto, una riduzione dei tempi di sviluppo da 10-12 anni a solamente 4 anni.
Tutti gli esempi di piante citate dall’Unione europea sono nate dalle tecniche genomiche che non erano presenti prima del 2001, anno in cui la Commissione ha dato l’ok alla legislazione sugli organismi geneticamente modificati (Ogm), che oggi non permettono alle nuove piante sviluppate di essere utilizzate per la produzione alimentare nell’Unione.
Ma la Commissione ha sottolineato come le nuove tecniche “sono distinte dagli Ogm”, visto che il loro sviluppo avviene “mediante mutagenesi mirata e cisgenesi”. Nel testo, infatti, si sottolinea che “la mutagenesi mirata induce mutazioni nel genoma senza l’inserimento di materiale genetico estraneo (ad esempio, le modifiche vengono apportate all’interno della stessa specie vegetale)”. La cisgenesi, invece, come si legge sempre nel testo “è un inserimento di materiale genetico in un organismo ricevente da un donatore che è sessualmente compatibile con l’organismo ricevente (ad esempio, vengono apportate modifiche tra piante naturalmente compatibili)”.
Sempre nel documento, inoltre, si precisa che la proposta “non include piante ottenute da nuove tecniche genomiche che introducono materiale genetico da una specie non compatibile, ovvero la transgenesi. Tali tecniche rimangono soggette alla legislazione esistente sugli Ogm. Nonostante questo, anche all’interno delle nuove tecniche genomiche esistono “diversi profili di rischio”.
Per questo motivo la proposta crea due percorsi diversi per regolare l’immissione di queste piante sul mercato: uno per quelle che sono comparabili alle piante esistenti in natura o convenzionali, e un altro per quelle con modifiche più complesse. Le piante ottenute da nuove tecniche genomiche che rientrano nella prima categoria saranno soggette a una procedura di verifica per garantire che non contengano materiale genetico esterno al patrimonio delle piante da cui “derivano”. Alla seconda categoria di piante da nuove tecniche genomiche, quelle con modifiche più complesse, si applicherebbero invece le regole dell’attuale legislazione sugli Ogm. Saranno soggette a valutazione del rischio e autorizzazione prima di poter essere immesse sul mercato. Saranno poi etichettate come Ogm, con la possibilità di integrare un’etichetta volontaria per indicare lo scopo della modificazione genetica.
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