Le microplastiche ormai invadono il pianeta e si trovano in ogni luogo, anche nei posti più impensabili: dove le hanno trovate di recente?
Purtroppo, l’inquinamento di microplastiche non accenna a fermarsi. Si tratta del più grave danno ambientale nella storia dell’umanità, un danno impossibile da riparare, nonostante le tecnologie e i macchinari impiegati per la pulizia degli ambienti. Le microplastiche sono talmente minuscole che le troviamo in ogni angolo del pianeta.
Le troviamo in montagna, sotto la neve, disperse nei mari, dai fondali alla superficie, le troviamo nei campi coltivati, nei parchi naturali, o ovviamente nelle zone urbane. La plastica ci ha invaso, e la ritroviamo nel piatto, quando consumiamo carne, pesce, frutta e verdura. Le analisi sugli escrementi parlano chiaro, le microplastiche le ingeriamo ogni giorno, e ciò non fa bene alla salute.
Microplastiche ovunque, anche nei posti più impensabili: il ritrovamento assurdo
Il problema delle microplastiche è evidente da almeno 20 anni, ma soltanto di recente si è cominciato a parlarne. Gli scienziati continuano a esaminare campioni di microplastiche, prelevate da ogni parte, ma ciò che è stato scoperto qualche giorno fa è davvero eclatante, e dovrebbe far riflette tutti quanti sui danni che stiamo causando.
Sono emerse tracce in campioni di terreno prelevato in due siti archeologici inglesi. Significa che le plastiche sono arrivate anche all’interno di siti preservati da millenni. Ma come si sono finite lì? Tramite l’atmosfera. Eh sì, perché gli scienziati hanno trovato tracce di microplastiche nell’atmosfera, trasportate dai venti.
Contaminazione dei siti archeologici: i rischi che si corrono
Un recente studio, pubblicato sulla testata Science of the Total Environment, mette in luce questo enorme problema. Due siti archeologici presso la città di York in Inghilterra, risalenti alla fine del I secolo, scoperti negli anni ’80, sono colmi di microplastiche. Grazie alle moderne tecniche di imaging, gli scienziati hanno rilevato 66 particelle di microplastiche costituite da 16 diversi tipi di polimeri.
Si tratta della prima prova di contaminazione in campioni di sedimenti archeologici. Il patrimonio archeologico è inquinato e messo a repentaglio. Nonostante la protezione di determinate aree, non si può fare nulla contro l’inquinamento da microplastiche. Il ritrovamento, però, potrebbe cambiare qualcosa nella tutela di certi luoghi antichi.
Le microplastiche possono cambiare la chimica del sottosuolo, portando a decomposizione i resti organici, distruggendo manufatti e reperti storici di importanza inimmaginabile. Insomma, la plastica distrugge non solo il presente e compromette il futuro, ma rischia di cancellare anche il passato.