Uno dei quadri più enigmatici della storia è il dipinto che raffigura la Gioconda di Leonardo da Vinci. Vi sveliamo un dettaglio nascosto.
La storia della Gioconda di Leonardo da Vinci è avvolta da un’aura di mistero e fascino che ha resistito al passare dei secoli. Questo capolavoro rinascimentale è uno dei dipinti più celebri al mondo. La sua storia è intrisa di curiosità e avvenimenti che hanno contribuito a renderla un’icona indiscussa dell’arte. Leonardo da Vinci iniziò a dipingere la Gioconda intorno al 1503, e il lavoro sulla tela proseguì per diversi anni. La donna ritratta nel dipinto è spesso identificata come Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, da cui deriverebbe l’appellativo “Gioconda”.
Tuttavia, l’identità della donna ritratta è stata oggetto di dibattito, e alcuni storici dell’arte hanno avanzato teorie alternative. Ciò che rende la Gioconda così straordinaria è il suo enigmatico sorriso e lo sguardo magnetico che sembra seguire chiunque osservi il dipinto. Il dipinto fu portato a termine solo intorno al 1519, poco prima della morte di Leonardo. Dopo la sua morte, la Gioconda passò attraverso varie mani e fu esposta in diverse location, finché non giunse al Louvre a Parigi nel 1797. Da allora, la Gioconda ha fatto del museo paragino la sua casa, diventando una delle principali attrazioni del museo. Ma c’è una recente scoperta che – se confermata – lascerebbe un po’ tutti di stucco.
La nuova scoperta sulla misteriosa Gioconda
Sembra infatti che per gli esperti, la città che si staglia dietro la figura enigmatica non è più il Montefeltro. Si tratta invece di Bobbio, un affascinante borgo italiano nella Val Trebbia, provincia di Piacenza. Questa rivelazione è frutto di uno studio condotto da un gruppo di studiosi dell’Università di Genova e del Museo di Storia Naturale di Piacenza. Essi hanno esaminato attentamente il dipinto in collaborazione con altre ricerche svolte precedentemente. La ricercatrice Carla Glori ha avanzato la tesi che ci sia Bobbio dietro la Gioconda inizialmente. E lo ha fatto collegando gli icnofossili del Comune di Pierfrancesco, situati a Bobbio, a quelli menzionati nel “Codice Leicester” di Leonardo da Vinci. Questo antico manoscritto, noto anche come “Codice Hammer”, comprende 36 fogli datati tra il 1506 e il 1510 e ha fornito un’ulteriore base di supporto a questa intrigante ipotesi.
Il legame tra Leonardo da Vinci e Bobbio non si limita solo agli icnofossili. La ricercatrice ha anche evidenziato che nella Vigna di Leonardo, quella milanese, veniva coltivata la malvasia di candia aromatica, una specie caratteristica della vicina Val Tidone. Questa scoperta conferma la profonda conoscenza di Leonardo del territorio circostante, dimostrando ancora una volta la sua straordinaria connessione con la natura e l’ambiente che lo circondava. Il gruppo di scienziati guidato da Andrea Baucon e Gerolamo Lo Russo ha ulteriormente consolidato questa teoria, analizzando attentamente i disegni murali del castello Malaspina Dal Verme. Questi affreschi erano dedicati a Galeazzo Sanseverino, mecenate e grande amico di Leonardo da Vinci. Non è difficile immaginare che Leonardo, visionando questi affreschi, abbia tratto ispirazione dalla vista di Bobbio dal maestoso maniero.
Questo legame tra la Gioconda e Bobbio aggiunge un nuovo strato di fascino e significato all’opera di Leonardo da Vinci. Il dipinto diventa non solo un ritratto straordinario, ma anche un’ode visiva al paesaggio italiano e alla profonda connessione dell’artista con la sua terra. La rivelazione dello sfondo di Bobbio apre una finestra sulla mente di Leonardo, offrendo uno sguardo più intimo alla sua ispirazione e al contesto che ha plasmato una delle opere d’arte più celebri della storia. Il borgo di Bobbio, con le sue stradine acciottolate e il castello che domina il paesaggio, emerge ora come un attore silenzioso ma potente nella storia della Gioconda.
Insomma, la Gioconda continua a stupirci e a svelare nuovi segreti anche dopo secoli dalla sua creazione.