Una donna viveva spesso amnesie e vuoti di memoria, poi la scoperta agghiacciante che l’ha lasciata senza fiato: da far venire i brividi.
Soffrire di amnesia e vuoti di memoria non è così raro, ma a seguito di ciò una donna australiana di 64 anni ha fatto una scoperta agghiacciante che ha lasciato senza parole il mondo della medicina.
Molto spesso si sente parlare di vuoti di memoria e a chi non è capitato nemmeno una volta di risultare uno smemorato agli occhi degli altri. Gli esempi sono davvero pratici e possono interessare dalle faccende quotidiane come rovistare per ore nelle tasche in cerca di un oggetto fino ad avere una parolina sulla punta della lingua che proprio non riusciamo a trovarla.
Per comprendere meglio cosa accade alla nostra memoria è giusto fare un passo indietro facendo una distinzione a seconda di due tipologie:
- la memoria a breve termine, che trattiene le informazioni da poco acquisite che non sono destinate a restare nel tempo.
- la memoria a lungo termine, destinata a conservare informazioni importanti per l’individuo.
Secondo il professor Alberto Albanese, responsabile di Neurologia in Humanitas, vi sono alcuni sintomi riconducibili ai vuoti di memoria. In questa nuova vita moderna, molti soggetti sono bombardati di informazioni e questo, alle volte può far perdere alcuni colpi. Il dottore, infatti, in una lunga intervista ne ha parlato come “difficoltà nel riconoscimento di persone o nel ricordare cose molto consuetudinarie”.
Secondo il professor Albanese, niente di tutto ciò è davvero preoccupante ma servirebbe migliorare il proprio stile di vita, l’alimentazione e una buona dose di attività fisica. In Australia, però, qualcosa si è presentato in maniera completamente diversa da come ve l’abbiamo illustrata in questo schema generico. Cosa è successo ad una paziente del New South Wales?
Scoperta agghiacciante per una donna di 64 anni: ecco cosa è successo
Un neurochirurgo dell’ospedale di Canberra in Australia, specializzato in malattie infettive, aveva trovato un verme chiamato anche nematode parassita lungo 8 centimetri, peraltro vivo. Questo è stato un caso più unico che raro riportato nel dettaglio dal quotidiano inglese The Guardian.
Nel gennaio 2021, la donna è stata ricoverata dopo aver sofferto per circa tre settimane di dolori addominali e diarrea, seguiti da tosse secca costante, febbre e sudorazione notturna. Nel 2022, tra i sintomi venivano inclusi vuoti di memoria e depressione; dopo vari accertamenti e una risonanza magnetica al cervello, è avvenuta la terribile scoperta.
Inizialmente lo studio non è stato esauriente e i medici hanno chiesto aiuto ad esperti esterni.
Senanayake ha spiegato: ” Canberra è un posto piccolo, quindi abbiamo inviato il verme, che era ancora vivo, direttamente al laboratorio di uno scienziato del Ministero che ha molta esperienza con i parassiti. Lo ha guardato e ha detto: Oh mio Dio, questo è Ophidascaris robertsi”. Si tratta di un nematode che si trova solitamente nei pitoni e segna il primo caso al mondo di ritrovamento del parassita negli esseri umani.
Gli esperti sostengono che un pitone possa aver diffuso il parassita attraverso le feci nell’erba e che la paziente sia stata probabilmente infettata dal parassita dopo aver toccato l’erba o mangiato delle verdure. La cura è stata studiata ad hoc e la paziente si sta ancora riprendendo.