Il film di Wim Wenders è una delle sue pellicole più riuscite, che mette d’accordo critica e pubblico, mettendo in scena la quotidianità
Wim Wenders, rinomato regista internazionale d’autore, sembra aver raggiunto l’apice della sua carriera con “Perfect Days”, un film che, nonostante la sua carriera eclettica, sembra unire il pubblico in modo straordinario. L’opera si presenta come un balsamo straordinario, un’esperienza cinematografica che offre conforto e riflessione. Il film è stato selezionato dal Giappone come rappresentante per l’Oscar al miglior film straniero.
La trama del film
Le albe di Hirayama non sono disturbate dal suono fastidioso della sveglia. La sua precisione biologica supera di gran lunga qualsiasi artificio tecnologico. La sua routine quotidiana segue una sequenza invariata: sistemare il futon, igiene del viso e dei denti, e una cura meticolosa di barba e baffi. Le sue sole compagne di casa sono piante, coccolate con uno spruzzino da cucina. Il suo abbigliamento da lavoro è immutato: una tuta blu con l’iscrizione “The Tokyo Toilet”, una scelta dettata dalla necessità più che dall’adesione aziendale.
Dopo il consueto caffè in lattina, si imbarca sul furgone diretto al primo bagno da pulire. Mentre guida, la musica invade l’abitacolo, inizia sempre allo scorgere del Tokyo Skytree, il faro del suo quartiere. Estrae una musicassetta dal portaoggetti, spesso rock di Patti Smith o Lou Reed, una canzone che accompagna il suo ingresso al lavoro. Dopo la pulizia, ritorna a casa, si lava in un bagno pubblico, fa una sosta nel solito locale, legge un libro (attualmente Faulkner), sogna, e tutto ricomincia il giorno successivo.
Ciò che rende “Perfect Days” straordinario è la sua capacità di trasformare la routine quotidiana di questo lavoratore in un affascinante spettacolo. I bagni pubblici diventano il palcoscenico principale, presentati con un occhio attento al design e, a volte, con elementi tecnologici sorprendenti. Queste scene, quasi poetiche, rappresentano una forma di bellezza inaspettata, sfidando le convenzioni e offrendo una visione diversa di ciò che potrebbe sembrare un lavoro poco attraente. La semplicità di queste giornate, caratterizzate da ritmi pacati, cortesie e momenti di lettura e ascolto musicale, diventa il nucleo emotivo del film.
Il film attinge a un piacere nel piacere, riprendendo la città di Tokyo con armonia, gusto estetico e precisione. Wenders sembra aver trovato la storia giapponese che meglio si adatta alla sua visione, unendo elementi culturali e umani in un’esperienza cinematografica memorabile. La cura per il bene pubblico, la coltivazione dei consumi culturali e i rapporti umani occasionali si fondono in una narrazione che celebra l’essenza della vita e il senso del bene comune.
“Perfect Days”: un tributo al maestro Yasujirô Ozu
“Perfect Days” di Wim Wenders è un omaggio a Yasujirô Ozu, evidente in ogni scena. La cultura giapponese e il profondo senso del lavoro emergono attraverso le giornate ordinarie di Hirayama, un addetto alle pulizie in una Tokyo moderna. La semplicità è la protagonista silenziosa, contrapposta alla normalità osservata da Hirayama nel mondo circostante. La storia non si limita a narrare la routine, ma esplora la vita quotidiana di Hirayama attraverso gli incontri che fa, come con il giovane collega Takashi o sua nipote Niko.
Il significato della vita nella routine giornaliera
Wenders, nel raccontare la vita di Hirayama, si interroga sul significato della vita. La routine di Hirayama appare come una soluzione, un approccio inconsueto alla vita quotidiana. La storia esplora l’affetto crescente per il protagonista, rendendone ogni dettaglio comprensibile. Koji Yakusho, vincitore del premio come miglior attore a Cannes, offre una performance straordinaria.
L’osservazione costante di oggetti analogici, come le musicassette e la fotografia tradizionale, rappresenta una critica implicita alla modernità. Il film suggerisce che, nonostante il mondo sia al passo con i tempi, la superficialità dilagante è in contrasto con la vita più semplice di Hirayama.
Un finale aperto all’interpretazione
Il film culmina in un finale sorprendente che pone una domanda cruciale: alla fine, Hirayama è felice o meno? La risposta è lasciata aperta all’interpretazione degli spettatori. “Perfect Days” insegna la bellezza delle piccole cose, suscitando una profonda nostalgia e portando a riflettere su un tempo in cui la vita di Hirayama era più in sintonia con la semplicità, anche se ambientata nei giorni moderni. Un film da non perdere che ispira una riflessione sulla vita quotidiana e sul valore delle piccole gioie.
“Perfect Days” sembra essere il lavoro più riuscito di Wim Wenders, attrattivo non solo per i suoi fedeli fan ma anche per un pubblico più ampio. La narrazione non ha bisogno di grandi parole, ma si basa sulla potenza delle immagini e delle emozioni trasmesse dagli attori.
In modo intelligente, il film aggiunge strati di complessità quando la nipote del protagonista rivela informazioni sul suo passato, portando lo spettatore a una riflessione più profonda sulla vita e sul significato della routine. L’effetto manipolativo sui sentimenti del pubblico, orchestrato magistralmente da Wenders, culmina in un finale emotivamente coinvolgente, trasformando un film inizialmente tranquillo in un’esperienza cinematografica intensa e indimenticabile. “Perfect Days” si configura come una pietra miliare nella carriera di Wim Wenders e un’opera cinematografica che riesce a toccare corde profonde, offrendo un ritratto incantevole della vita quotidiana.
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