L’approvazione dell’Online News Act in Canada costringerà le Big Tech come Meta e Google a pagare gli editori per continuare a pubblicare le loro notizie. Drastica la risposta di Facebook e Instagram
Il Canada ha deciso: le Big Tech dovranno negoziare accordi commerciali con gli editori e pagare le testate giornalistiche se vorranno continuare a pubblicare i loro contenuti sulle proprie piattaforme.
Una scelta presa con l’introduzione dell’Online News Act, legge che entrerà in vigore presumibilmente tra sei mesi e che ha suscitato l’immediata e drastica risposta da parte di colossi come Meta e Google.
Capiamo meglio cosa sta succedendo oltreoceano e se tutto ciò potrebbe avere delle ripercussioni anche in Italia.
Meta ha annunciato che ha deciso di bloccare l’accesso alle news pubblicate su Facebook e Instagram in Canada.
Una presa di posizione che può essere considerata una chiara risposta all’approvazione dell’Online News Act nel Paese del Nord America, ovvero di quella legge che in futuro imporrà a piattaforme come la stessa Meta o Google di pagare gli editori per poter pubblicare i loro articoli giornalistici.
Sostenuto dal Primo Ministro, Justin Trudeau, l’Online News Act è stato creato per cercare di dare maggiore sostegno al settore dell’informazione in Canada, il quale sta attraversando una crisi.
Secondo il Governo, questa norma è necessaria “per poter migliorare l’equità delle news digitali nel mercato canadese”, garantendo un “equo compenso” per gli articoli condivisi sulle piattaforme delle Big Tech alle diverse organizzazioni giornalistiche in difficoltà.
Una mossa a favore dell’industria giornalistica, dunque, e che, stando all’analisi compiuta da un organo di controllo del bilancio del Parlamento, potrebbe portare annualmente 329 milioni di dollari canadesi nelle casse delle aziende giornalistiche (circa 230 milioni di euro, al cambio attuale, ndr).
Per questo, il Ministro del Patrimonio canadese, Pablo Rodriguez, ha criticato la dura risposta di Meta, dichiarando:
“Se il Governo non può difendere i canadesi dai giganti del web, allora chi lo farà?”.
Un pensiero al quale si è legato anche quello espresso da Paul Deegan, Presidente e Amministratore Delegato di News Media Canada:
“Il vero giornalismo, quello fatto da veri giornalisti, continua a essere richiesto dai canadesi ed è fondamentale per la nostra democrazia. Praticarlo, però, ha dei costi”.
Parole condivisibili, ma alle quali Meta e Google si sono formalmente opposti.
In una nota ufficiale, l’azienda di proprietà di Mark Zuckerberg ha definito la nuova legge canadese “una legislazione viziata e che ignora la realtà di come funzionino le piattaforme Meta”. Per questo, è stato deciso che “la disponibilità delle notizie su Facebook e Instagram cesserà per tutti gli utenti prima che l’Online News Act entri in vigore”.
Una presa di posizione netta ed esplicitata ancora più chiaramente alla Reuters da un portavoce di Meta:
“Un quadro legislativo che ci obbliga a pagare per link o contenuti che non pubblichiamo e che non sono il motivo per cui la maggior parte degli utenti utilizza i nostri social, è per noi insostenibile e infattibile”.
Dello stesso avviso è anche Google, altra Big Tech che ha definito “impraticabile” nella sua forma attuale il disegno di legge canadese, sottolineando come la società al momento stia cercando di collaborare con il Governo per trovare una soluzione soddisfacente per ambo le parti.
Meta e Google hanno tenuto a ribadire come la possibilità di proporre collegamenti alle news sulle proprie piattaforme porti di per sé già un beneficio a giornali e media coinvolti e che la scomparsa delle notizie dai diversi portali andrebbe solamente a favore della disinformazione.
Nel 2021, per esempio, in Australia era già stato impedito agli utenti di visualizzare e condividere news su Facebook, in risposta all’approvazione di una legge simile all’Online News Act canadese e che fu poi modificata dal Governo.
Il risultato? Il blocco momentaneo delle news su Facebook aveva ridotto di circa il 30% il traffico verso i siti di notizie australiani, scatenando anche numerose critiche per l’impatto che aveva avuto sui contenuti non giornalistici.
Google aveva, invece, reagito alla nuova legge stipulando accordi diversi con ciascun gruppo editoriale australiano. Esattamente ciò che sembra voler fare anche ora in Canada.
E in Italia? Al momento non c’è alcuna legge che vieti alle Big Tech di condividere link ad articoli giornalistici senza dover pagare un compenso a chi ha realizzato il contenuto in questione e pare difficile che nell’immediato futuro possa essere introdotta una norma simile all’Online News Act canadese.
Un’ipotesi che non deve, però, essere scartata assolutamente, visto che anche l’industria giornalistica italiana sta attraversando ormai da anni una profonda crisi.
È giusto, quindi, tenere gli occhi aperti e seguire con attenzione ciò che accadrà in Canada nei prossimi mesi.
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