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Attualità

Pioggia di lettere: l’Inps sta chiedendo indietro dei soldi regalati. Una beffa assurda

Stanno arrivando in queste settimane molte lettere dell’INPS in cui si richiede la restituzione di denaro erogato ai contribuenti. Scopriamo per quale motivo.

Anche le Pubbliche Amministrazioni possono sbagliare. Non è un modo ma un dato di fatto considerando le lettere che molti contribuenti italiani stanno ricevendo in queste settimane; si tratta di comunicazioni con intestazioni INPS in cui l’Istituto Italiano di Previdenza richiede la restituzione di somme di denaro erroneamente erogate.

Non si tratta di un’anomalia, né tanto meno è la prima volta che succede; quando si tratta di inviare domande riguardanti il versamento di bonus e contributi per le più disparate motivazioni, l’Istituto che gestisce la maggior parte di questi aiuti, avvia delle normali procedure di controllo. Tuttavia questa fase non si conclude così facilmente, perché anche a distanza di tempo può tornare sulla stessa pratica e ricontrollarla in maniera magari più approfondita, se in questo caso si evince un errore nell’erogazione della somma -sono erogate somme più alte di quanto spettante o si accreditano somme che non spettavano affatto- l’Ente ha il diritto di richiederne la restituzione.

Ma per quale motivo ora l’INPS sta inviando queste lettere e a chi potrebbero ancora arrivare? Nei prossimi paragrafi approfondiremo la questione.

INPS sta richiedendo la restituzione dei bonus di sostegno erogati durante la pandemia

Bonus erogati in pandemia, chi non ne aveva diritto deve restituirli (SprayNews.it)

Sembra passato un secolo, ma stiamo parlando di appena 4 anni fa. Era Febbraio 2020 quando l’Italia, come il resto del mondo, si rendeva conto che quella strana influenza cinese stava assumendo proporzioni gigantesche, sia in termini di contagio geografico, sia in termini di perdite di vite umane. La pandemia da Covid-19 stava iniziando e di lì a qualche settimana il Governo avrebbe deciso per la chiusura totale; si doveva restare in casa ed uscire solo ed esclusivamente per andare a fare la spesa o per andare in farmacia.

Niente più scuola, fabbriche, ristoranti, teatri, uffici chiusi era permessa l’apertura solo a quei negozi che vendevano generi di prima necessità dove si poteva entrare a scaglioni e comunque con orari di lavoro ridotti. In quel periodo il Governo per supportare coloro che erano fermi e non potevano più ricevere un stipendio, decise di erogare degli aiuti economici.

Si tratta dei famosissimi 600 euro al mese erogati tra marzo e aprile del 2020. A distanza già di un anno, quindi nel 2021, a molti beneficiari del bonus fu richiesta la restituzione per intero della somma ricevuta ovvero di 1.200 euro. All’epoca la motivazione fu semplice: chi ricopre una carica elettiva, oltre a Partita IVA, non era tenuto l’indennità di emergenza. Il tema ora resto lo stesso, ma si allarga la platea di chi dovrà dare indietro i soldi ricevuti per indennità da Covid-19 (qui invece abbiamo parlato di un’altra novità dall’Inps).

Le motivazioni di INPS per la restituzione delle somme

Visto l’allargarsi della pandemia durante la seconda ondata, probabilmente quella che numericamente ha provocato più contagi, le misure di quel periodo prevedevano anche l’indennità da Covid-19. Cioè se si era stati contagiati si era obbligati a rimanere in casa -nella migliore delle ipotesi- e visto che non si poteva andare a lavorare si riceveva da INPS un aiuto economico.

Bene queste disposizioni non sono più attuate dal 2022, quando la situazione ormai migliore aveva permesso alle autorità di agire diversamente. Proprio a chi ha fatto richiesta e ricevuto indennità da Covid-19 in questo periodo sarà richiesta dall’INPS la restituzione dei soldi in quanto indebitamente accreditati.

Anna Peluso

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