Avete voglia di trasferirvi all’estero per lavorare? Ecco la classifica dei Paesi in cui si vive e si lavora meglio!
Il Working Abroad Index, consultando i risultati dell’Expat Insider 2023, ha stilato la classifica dei vari Paesi del mondo in cui si lavora meglio e, in modo analogo, l’organizzazione InterNations, consultando sempre i dati dell’Expat Insider 2023 ha, invece, stilato la classifica dei Paesi in cui si vive meglio. L’Europa ha registrato ottimi punteggi in generale, anche se alcuni paesi dell’Unione si trovano agli ultimi posti. Per l’Italia non ci sono buone notizie, ma vediamo nel dettaglio queste classifiche.
In quali Paesi del mondo si lavora e si vive meglio?
Sei alla ricerca dei posti migliori in cui vivere e lavorare in giro per il mondo? Non c’è fonte migliore degli Expat, che hanno un punto di vista unico su com’è vivere e lavorare in un paese straniero, e che, anche quest’anno, hanno permesso di stilare una classifica che può aiutare a farsi un’idea chiara. Per l’Europa le notizie sono abbastanza buone, ma per il nostro Paese la situazione sembra essere critica. Vediamo meglio questi dati.
Per quanto riguarda la vivibilità, l’Expat Insider 2023 raccoglie le opinioni di persone espatriate che rappresentano 177 nazionalità e vivono in 181 paesi o territori. Il rapporto classifica, successivamente, 53 Paesi analizzando fattori come la qualità della vita, la facilità di ambientamento, le finanze personale e molto altro ancora.
La migliore destinazione in cui vivere nel 2023? Il Messico è il vincitore per il secondo anno consecutivo, con il 90% degli espatriati che afferma di essere felice della propria vita in questo Paese. Il Messico è stato a lungo uno dei preferiti in cui vivere. “Il Messico ha effettivamente ricevuto ottimi risultati sin dal nostro primissimo sondaggio Expat Insider dieci anni fa. È sempre arrivato tra i primi cinque in tutto il mondo”, ha riferito in un’intervista il fondatore di InterNations Malte Zeeck.
Il secondo della lista quest’anno è la Spagna, che è salita di qualche gradino dal quinto posto dell’anno scorso.
Al terzo posto si trova, invece, Panama, la vera sorpresa di quest’anno.
Nella top 10, poi, troviamo la Malesia, Taiwan, la Tailandia, il Costa Rica, le Filippine, il Bahrain e, infine, il Portogallo.
Una sorpresa in negativo, invece, è stata la Norvegia, a lungo considerata come “il Paese più felice del mondo”, che si è classificata solamente al 52esimo posto su 53 Paesi totali.
Per quanto riguarda il lavoro, invece, sono state considerate 4 sottocategorie: prospettive di carriera, stipendio e sicurezza del lavoro, lavoro e tempo libero, cultura del lavoro e soddisfazione. Ciascuna sottocategoria è composta da due a cinque singoli fattori ciascuno, valutati su una scala da uno (pessimo) a sette (molto buono).
Anche qui l’Europa si divide: sia i primi 3 posti che gli ultimi 3 sono occupati da Paesi europei.
Al primo posto di questa classifica si trovano i Paesi Bassi. Gli espatriati nei Paesi Bassi sono molto contenti della cultura imprenditoriale locale. Secondo la maggior parte di loro, consente molta flessibilità (84% contro 60% del livello medio globale), promuove il lavoro indipendente e le gerarchie piatte (78% contro il 46%) e incoraggia anche la creatività (73% contro il 51%). Quasi tre quarti degli espatriati (74%) sono generalmente soddisfatti del proprio lavoro (rispetto al 64% a livello globale). Ma solo il 77%, vicino alla media globale del 78%, vede effettivamente uno scopo nel proprio lavoro.
Il Lussemburgo occupa il secondo posto nell’indice Working Abroad. L’economia locale è un grande motore di questo successo: la stragrande maggioranza degli espatriati in Lussemburgo (96%) lo valuta positivamente (rispetto al 62% a livello globale). E il 68% gli dà persino il miglior punteggio possibile, rispetto a solo il 25% a livello globale.
Secondo i dati le persone che apprezzano un buon equilibrio tra lavoro e tempo libero dovrebbero recarsi in Svezia, la quale si è classificata al terzo posto della classifica. Quasi quattro persone su cinque (79%) sono soddisfatti del loro equilibrio tra lavoro e vita privata (rispetto al 63% a livello globale). Con 40,6 ore settimanali, la media tra gli espatriati che lavorano a tempo pieno è significativamente inferiore alla media globale di 42,7 ore. Vedendo questi dati non sorprende che il 79% sia soddisfatto del proprio orario di lavoro (rispetto al 64% a livello globale).
Gli altri Paesi che chiudono la Top 10 sono: Emirati Arabi Uniti, Finlandia, Danimarca, Canada, Irlanda, Taiwan e Australia.
Ma in tutto questo l’Italia in che posizioni si è classificata? Per entrambe le classifica il nostro Paese è uno dei peggiori: per quanto riguarda il livello di vivibilità si trova al 47esimo posto su 53 Paesi esaminati. Questa bassa posizione di classifica è dovuta, principalmente, alla rabbia e allo stress a cui spesso viene portato il cittadino per i vari disservizi e anche per la situazione lavorativa.
Per quanto riguarda proprio il lavoro, invece, la classifica punisce il nostro Paese con il 52esimo posto su 53 Paesi presi in esame, con la sola Turchia messa peggio.
Quasi due espatriati su cinque (38%) ritengono che le proprie opportunità di carriera personale lascino molto a desiderare (rispetto al 22% a livello globale) e il 47% valuta negativamente il mercato del lavoro locale (rispetto al 26% a livello globale). Un terzo (33%) non pensa che trasferirsi in Italia abbia aumentato le proprie prospettive di carriera (contro il 18% a livello globale).
Solo circa i due quinti (43%) sono soddisfatti della sicurezza del proprio posto di lavoro in Italia (rispetto al 59% a livello globale) e il 24% afferma di non essere pagato equamente per il proprio lavoro (rispetto al 19% a livello globale). Meno di tre su dieci (29%) sono contenti dello stato dell’economia italiana (contro il 62% a livello globale).
La soddisfazione sul lavoro è piuttosto bassa tra gli intervistati in Italia: solo il 48% è soddisfatto del proprio lavoro (rispetto al 64% a livello globale). E solo un quarto (25%) concorda sul fatto che la cultura aziendale locale promuova il lavoro indipendente e le gerarchie piatte (rispetto al 46% a livello globale).