Dare del pane da mangiare, che può sembrare un innocuo gesto d’amore in realtà, contribuisce in maniera sostanziale alla loro morte. Vediamo perché
Sarà sicuramente capitato, almeno una volta nella vita, di lanciare un pezzetto di pane, focaccia o cracker in uno stagno per dare da mangiare a pesci o anatre.
Ebbene, quello che pensavate fosse un gesto innocente e altruista risulta, invece dannoso per gli stessi pesci e varie specie di volatili. Scopriamo perché
Il motivo principale è che pane e derivati della farina sono deleteri per questi animali. Ma quali alimenti dovrebbero, invece, far parte della loro alimentazione?
Il pane, seppur molto buono, è un alimento elaborato a base di carboidrati complessi come l’amido. La sua digestione richiede la scomposizione nel tratto gastro-enterico dell’amido (polisaccaride) in unità più semplici (monosaccaridi), come ad esempio il glucosio.
Questo processo digestivo richiede enzimi specifici e condizioni acide. L’apparato digerente dei pesci – ove presente – ha forma e lunghezza variabili a seconda della dieta, vegetale o carnivora.
È composto da esofago, stomaco, valvola pilorica o, in alternativa, ciechi pilorici (sacche senza alcuno sbocco dove avviene l’assorbimento dei nutrienti), intestino, fegato e pancreas.
Nonostante gli enzimi che scompongono l’amido in unità più piccole sia presente anche nell’apparato digerente dei pesci, alimenti come il pane, i cracker e altri farinacei sono problematici perché contenenti sale, zucchero, lievito e altri additivi.
Se la digestione del pane può diventare complessa e creare fastidio negli esseri umani, a maggior ragione ciò accade nei pesci che vivono immersi in acqua.
Fate una prova immergendo un pezzetto di mollica di pane in un bicchiere d’acqua, cosa succede alla mollica? Essa, assorbendo l’acqua per imbibizione, si gonfierà.
Ebbene, immaginate che le molliche di pane entrano nell’apparato digerente del pesce insieme a una discreta quantità di acqua in cui sono immersi: il rischio è che i pezzetti del pane si gonfino all’interno dello stomaco creando un tappo che blocca la digestione e che porti, in casi estremi, alla morte del pesce.
Nel caso di esemplari tenuti in acquario, sorge un’ulteriore problematica: i residui di pane e altri alimenti non adatti alla dieta dei pesci che non vengono mangiati cadranno sul fondo dell’acquario o rimarranno bloccati nel filtro, trasformandosi in una fonte importante di ammoniaca, estremamente tossica per i pesci.
Tuttavia, è sconsigliato gettare molliche di pane, cracker e pezzetti di altro cibo anche negli stagni e addirittura nel mare. La problematica di cui saremmo responsabili, questa volta, è di carattere etologico perché di solito sono le specie più forti ad accaparrarsi tutto il cibo.
Quando una specie ha un accesso privilegiato a una fonte di cibo a discapito di altre, si crea un circolo vizioso per cui questa continuerà ad alimentarsi invadendo spazi alimentari non suoi, mentre le altre specie si indeboliranno per la mancanza di alimento e diventeranno più vulnerabili alla predazione.
Va fatto poi un altro distinguo tra pesci in acquario e in stagno o mare. Per i primi, l’alimentazione per mano di un essere umano è necessaria e può includere alcune verdure come lattuga e cetriolo se il pesce segue un’alimentazione vegetale oppure lombrichi e piccoli molluschi, crostacei e pesci disidratati se carnivori.
Per i pesci in libertà si sconsiglia in generale di fornire cibo perché “se la cavano meglio” senza il nostro aiuto.
Per le anatre, il discorso riguarda la salute e lo sviluppo del corpo: cibi umani come il pane -soprattutto il pane bianco – offrono loro poco o nessun beneficio nutrizionale.
Anatre, piccioni e altri volatili lo mangeranno ugualmente perché gustoso, ma il pericolo è che si riempiranno di pane a scapito di alimenti che potrebbero essere più vantaggiosi dal punto di vista energetico.
Non è tutto: la dipendenza dal cibo fornito dall’uomo impedisce agli anatroccoli di imparare a nutrirsi da soli e, non da ultimo, può portare a deformità dell’apparato osseo note come ala d’angelo.
Nell’ala d’angelo si ha la deformazione dell’ultima articolazione dell’ala, tale per cui le piume terminali sporgono lateralmente invece di aderire al corpo e questo impedisce all’uccello di volare.
Senza contare, infine, che le briciole di pane non consumate attraggono nello stagno predatori e sviluppano muffe, batteri e alghe nocivi per le anatre.
Ci sono poi altri cibi considerati dannosi per gli anatidi, come avocado, cipolle, agrumi, noci, cioccolato, pop-corn, bevande gassate e alcol.
Tuttavia, se offrire del cibo alle anatre di uno stagno ci sembra un gesto così romantico da non poterne proprio fare a meno, ci sono alimenti che sicuramente apprezzeranno come lattuga, cavolo, cetriolo, fagioli, broccoli, barbabietole, zucca e pomodori.
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