Da un lato l’incertezza di un Pianeta continua a bruciare, dall’altro la certezza che non facciamo abbastanza per limitare il cambiamento climatico. Ecco come questo si trasforma in ansia, depressione e istinti suicida
Grazie alle parole forti e commoventi dei giovani presenti al Giffoni Film Fest, si torna a parlare di eco-ansia, un concetto che prende vita da una più che legittima paura legata al futuro dell’ambiente e della nostra vita in un Pianeta sempre più malato e “vendicativo”, come sempre più eventi meteorologici estremi stanno dimostrando negli ultimi mesi.
Le parole di quei giovani colpiscono il cuore del Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che di fronte al discorso crudo ma emozionante di una ragazza, non riesce a trattenere le lacrime.
“Io le confesso Ministro che ho molta paura” così inizia il discorso di Giorgia, una ragazza che durante una conferenza si rivolge direttamente al ministro. “Personalmente soffro di eco-ansia, e penso – e qui scoppia a piangere – che non ho un futuro. Perché la mia terra brucia, in questi giorni in Sicilia sta bruciando tutto. Io non so se voglio avere figli. E quindi la mia domanda è – dato che parlate di obbiettivi per il 2030, o per il 2050, obbiettivi che sinceramente sento lontani – lei non ha paura per i suoi figli, per i suoi nipoti?”.
A quel punto Pichetto Fratin, che è anche nonno, non contiene le lacrime. Poi asciugandosele ribatte: «Io ho la forza del dubbio, ho un dovere verso la carica che ricopro verso di voi e verso i miei nipoti».
L’eco-ansia, come spiega la psicoterapeuta britannica Caroline Hickman, è “un disagio che parte dalla constatazione che come società non ci stiamo ancora impegnando abbastanza nel sostenere la vita. Di per sé – continua la dottoressa – non è una patologia da curare, ma una risposta sana a una minaccia reale”.
Se l’ansia è la paura della paura stessa, che può colpire gli afflitti ben prima che un effettivo pericolo si verifichi, l’eco-ansia è la paura legata ad una certezza: quella dell’emergenza ambientale, e riesce a ripercuotersi sul benessere emotivo e psicologico di diverse persone.
A quanto pare gli individui più esposti a questo tipo di malessere psichico e fisico i seguenti: gli appartenenti alle generazioni più giovani, quelli che godono o sono spettatori e spettatrici di di un’elevata esposizione mediatica, infine chi si impegna attivamente e quotidianamente nel combattere la crisi climatica, o lavora nell’ambito della sostenibilità.
In altre parole: chi conosce meglio la questione ambientale, con i suoi dati terrificanti, ne soffre di più, mentre chi la ignora o ne vuole volontariamente sapere poco, riesce persino a fregarsene.
Sono numerosi i sintomi dell’ansia più realistica del terzo millennio, tra cui possiamo contare:
Nel caso di disastri naturali, le conseguenze sulla salute mentale sia delle persone coinvolte direttamente sia di chi è esposto alle notizie ma soffre già di disturbi di depressione o ansia, possono durare nel tempo e manifestarsi sia tramite sintomi di ansia, che di stress post-traumatico.
Dato che questi possono arrivare a paralizzare la vita di una persona, diventando un’ossessione che assorbe totalmente tempo ed energie, fino a portare – nel peggiore dei casi – a tendenze suicida, è fondamentale parlarne in famiglia o con gli amici, ridurre l’esposizione ai media durante la giornata e rivolgersi a psichiatri o psicologi.
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