TikTok sotto la lente di ingrandimento dell’Unione Europea: ecco cosa succede alla piattaforma cinese e cosa cambierà per gli utenti.
Il mondo dei social è, oramai, da molti anni sotto il controllo e la lente di ingrandimento dell’Unione Europea, che si è posta con l’idea di regolarizzare la presenza di questi colossi online che controllano il mercato e assorbono informazioni. L’oro del XXI secolo, i dati degli utenti recuperati nell’utilizzo di tutte queste piattaforme. Proprio in questo L’Unione Europea cerca di mettere un freno e gestire questo flusso economico incontrollato che, costituendosi, divora concorrenza e forma monopoli. Vediamo, quindi, cosa è successo al Tribunale dell’Unione Europea.
Gatekeeper e tutela dei minori. Questi i due temi che hanno coinvolto le indagini e il processo alla società cinese ByteDance, detentrice di TikTok. Infatti, secondo il DMA, Digital Market Act, emanato nel 2022, la società ByteDance è stata definita come gatekeeper. Una definizione inglese che, tradotta letteralmente, prende il significato di “guardiano“, ma che in questo contesto è definito tale un soggetto che risulta essere un punto fondamentale di accesso tra utenti commerciali e consumatori, godendo di una posizione di potere nella quale l’azienda può definire le sue regole e creare delle distorsioni nell’economia digitale.
“[…] ad esempio imponendo condizioni inique per l’accesso al proprio store o imponendo l’installazione di applicazioni proveniente da altri tipi di fonti, (quindi) è probabile che i consumatori paghino di più o siano privati dei benefici che i servizi alternativi avrebbero potuto apportare“. Questo si legge dalla nota diramata dalla Commissione Europea.
Ragionando in forma più pratica, si richiede che i servizi siano interoperabili con piattaforme di soggetti terzi, che sia concesso agli utenti commerciali di accedere a tutti i dati che generano utilizzando la propria piattaforma. Si parla, inoltre, a fornire alle imprese che svolgono ruoli pubblicitari gli strumenti e le informazioni necessarie, evitando, quindi, anche di riservare i propri servizi e i propri prodotti un trattamento di favore, non impedendo agli utenti di entrare in contatto con imprese al di fuori della piattaforma. Infine si richiede di non tracciare gli utenti al di fuori dei servizi della piattaforma, ovviamente senza previo consenso di quest’ultimi.
Questo è la definizione secondo la Commissione Europea, di un gatekeeper. Come la ByteDance, proprietaria di TikTok, anche tante altre aziende rientrano in questa definizione, come Meta o Amazon. In questo contesto si è inserito il Tribunale dell’Unione Europea, il quale ha deciso che ByteDance dovrà iniziare a rispettare le regole del Digital Market Act (DMA) da subito, senza aspettare l’esito del ricorso. Ovviamente, in base alla definizione sopra spiegata, tutto parte dall’esigenza di ridimensionare il potere che TikTok assume nel contesto concorrenziale sul mercato dei social. Infatti il social lederebbe la libera concorrenza, agendo come gatekeeper.
ByteDance non è stata d’accordo nella definizione che le è stata data e ha fatto ricorso, appunto, chiedendo di rivedere la definizione di gatekeeper sulla sua applicazione. Un ricorso che non le permetterà, comunque, di soprassedere alle richieste della DMA. Quindi, in base alle richieste del Tribunale, dal 1 marzo TikTok sarà obbligata a consentire alle aziende terze di accedere ai propri servizi. Questo cosa comporterà per gli utenti? Da parte dell’applicazione verrà richiesto un consenso esplicito agli utenti per la pubblicità personalizzata, così permettendo all’utente di rifiutare tale possibilità.
Ma non è solo sulla concorrenza che il Tribunale dell’Unione Europea si è soffermato, anzi. Infatti un punto che è sotto la lente di ingrandimento dell’Unione Europea è come il social cinese moderi i contenuti diretti ai minori. Un punto molto importante che da molti anni l’Unione modera nei vari social che vengono utilizzati nel territorio Europeo.
L’Unione Europea, quindi, ha avviato una indagine su come vengono fruiti i contenuti ai minori. La piattaforma social è, infatti, frequentata da molti giovanissimi e lo scopo di queste indagini cerca di tutelare i minori che possano entrare in contatto con contenuti espliciti o violenti. Infatti la ByteDance potrebbe aver violato le regole del Digital Service Act (DSA), pur avendo modificato da poco il funzionamento per potersi adattare proprio a queste norme. Infatti le modifiche svolte non sembrano essere sufficienti a quanto richiesto. Proseguono le indagini per capire quali limiti sono stati superati.
Proprio queste scelte di regolarizzazione dei procedimenti svolti dai social ha posto sia ByteDance che Meta a concordare nel ritenere ingiusta la tassa di supervisione che l’Unione Europea ha sulla regolamentazione delle piattaforme social. Una tassa che finanzia i moderatori dell’Unione costituitasi proprio per gestire questi grandi social che costituiscono l’attenzione di tutto il mondo moderno.
Si rimane in attesa sull’evoluzione delle indagini e sul ricorso svolto da ByteDance al Tribunale dell’Unione Europea.
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