Le ragioni della protesta degli agricoltori coi loro trattori non solo in Italia, ma in tutta Europa: cosa sta accadendo.
Il no alle politiche del New Green Deal, ovvero il pacchetto di iniziative dell’Unione Europea volte a una nuova transizione ecologica, sembra essere il loro punto in comune. Eppure la protesta degli agricoltori, a bordo dei loro trattori, che da giorni sta bloccando non solo l’Italia, dove le contestazioni finora sono state pacifiche, ma tutta Europa, ha poi piattaforme diverse in ogni parte del Vecchio Continente.
Addirittura, se guardiamo a quello che avviene in casa nostra, notiamo piattaforme diverse tra città e città. Proviamo dunque a capirne un po’ di più su questa situazione che è in evoluzione e che appunto rischia di bloccare più Paesi europei, se questa tipologia di proteste si dovesse intensificare.
Come abbiamo sottolineato, l’opposizione alle politiche del Green Deal europeo, che mira a promuovere la sostenibilità ambientale, è il punto in comune di tutte le piattaforme, ma vengono poi raccolte altre istanze da parte degli agricoltori di tutta Europa:
Veniamo più nel dettaglio al caso italiano, dove viene richiesta una maggiore tutela del Made in Italy, oltre che di porre un tetto all’aumento dei carburanti, che sta rendendo il lavoro degli agricoltori sempre più complesso. Nel nostro Paese, poi, il livello di retribuzione viene giudicato inadeguato e si protesta anche contro i sussidi, ricollocati in maniera arbitraria e comunque non come gli agricoltori vorrebbero.
Da questo punto di vista, va sottolineato anche che gli agricoltori italiani sono in aperto dissenso con le associazioni di rappresentanza e le grandi confederazioni agricole, accusate di tradimento. L’indice viene puntato inoltre contro i compensi elevati percepiti da chi si trova alla guida delle associazioni di categoria. Va detto che sul sito di Coldiretti, ci sono continui aggiornamenti sulle istanze portate avanti, ma che molti appunto reputano insufficienti.
Come avvenuto anche in passato, a guidare le proteste a livello europeo è la Francia: la leadership non è più quella forte che fu un tempo di José Bové, già a capo di Via Campesina e poi eletto al Parlamento Europeo coi Verdi. Abbiamo però organizzazioni come la Confédération paysanne, che si stanno muovendo in maniera davvero molto determinata.
La rabbia degli agricoltori francesi è sfociata anche in disordini e confronti intensi con le forze dell’ordine, arrivati fino a Bruxelles. Gli aiuti messi in campo dal governo vengono ritenuti insufficienti e dunque la battaglia continua su più fronti. In Germania,la cancellazione dei sussidi sul gasolio agricolo e il ripristino della tassa sulle macchine agricole sono i due nodi della protesta, che coinvolge anche l’estrema destra.
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