Dopo un silenzio durato oltre due anni, l’ex presidente Usa è tornato sul social da cui era stato bannato dopo l’assalto a Capitol Hill. Sul profilo seguito da 88 milioni di follower ha condiviso lo scatto trasformato in un’icona della sua presunta “persecuzione” giudiziaria
Dopo un silenzio durato oltre due anni, ieri l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è riapparso sul suo social network preferito – Twitter, nel frattempo ribattezzato X – da cui era stato bannato nel gennaio del 2021 per gli “incitamenti alla violenza ” dopo l’assalto al Congresso Usa da parte dei suoi seguaci.
Malgrado fosse stato riammesso nel novembre 2022, dopo l’arrivo al timone di Elon Musk, il tycoon aveva continuato a disertare Twitter in favore della sua nuova creatura social Truth.
Fino a ieri, quando è tornato sul profilo seguito da circa 87 milioni di follower, per condividere la foto segnaletica che lo immortala subito dopo l’arresto avvenuto nel carcere della Contea di Fultun (Atlanta), dove è accusato, in combutta con altri 18 impuntati, di aver tentato di ribaltare l’esito del voto in Georgia nel 2020.
Lo scatto è accompagnato dallo slogan eloquente “interferenze elettorali. Mai arrendersi”.
Come ampiamente annunciato, Trump non ha perso tempo a sfruttare lo scatto a proprio vantaggio in vista delle elezioni presidenziali del 2024.
La foto segnaletica col timbro dello sceriffo è diventata subito un’icona del suo presunto martirio politico-giudiziario e l’emblema di quella che i sostenitori considerano una “persecuzione”. E dopo la diffusione sui social, c’è già chi immagina il santino di Trump sui gadget della campagna elettorale, dalle magliette alle tazze.
Di certo lo scatto che ritrae il tycoon, con espressione truce e accigliata, è destinata a passare alla storia. Si tratta della prima volta per un presidente degli Stati Uniti. E c’è da attendersi che finirà nell’olimpo accanto a personaggi famigerati del calibro di Al Capone e Pablo Escobar, attivisti come Martin Luther King e Rosa Parks e star americane finite nei guai, da Elvis Presley a Jane Fonda fino a Jimi Hendrix.
Per l’ex inquilino della Casa Bianca quella di ieri è la quarta incriminazione collezionata nel giro di cinque mesi.
Come da copione, l’ex presidente Usa si è consegnato nel famigerato super carcere di Fultun e, dopo la lettura dei 13 capi di imputazione – tra cui associazione a delinquere e violazione della legge anti racket – si è fatto immortalare nella storica foto segnaletica accompagnata dalla schedatura con il numero P01135809 e i connotati fisici: “Maschio bianco, alto 1,92 cm per 97 chili, capelli biondi o fragola, occhi blu”. Nessuno sconto, nessun trattamento speciale, come aveva promesso lo sceriffo, ma la prassi riservata a tutti i criminali comuni.
Il 5 settembre Trump dovrà ripresentarsi all’udienza per dichiararsi colpevole o innocente rispetto alle accuse formulate da Fani Willis, già bollata da Trump come “spregevole procuratrice della sinistra radicale”.
È prevedibile che anche questa quarta incriminazione non scalfirà i consensi dell’ex inquilino della Casa Bianca che aspira a un secondo mandato, da mesi in netto vantaggio sui rivali repubblicani. Finora i guai giudiziari del tycoon hanno agito da catalizzatore galvanizzando l’elettorato conservatore: “A ogni incriminazione salgo nei sondaggi”, ha detto non a caso qualche settimana fa lo stesso Trump.
Prima di salire sull’aereo privato che lo ha riportato nel suo golf club di Bedminster, nel New Jersey, Trump ha ribadito il concetto: “Non ho fatto nulla di sbagliato. È un giorno molto triste per l’America. Quello che è accaduto è una parodia della giustizia, un’interferenza elettorale. Non abbiamo mai visto nulla del genere in questo Paese”.
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